Mariagrazia Marinelli: “Premiare i ristoratori che esaltano i vini del territorio”

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Prosegue il nostro viaggio tra i Consorzi lombardi aderenti ad Ascovilo: siamo a Montenetto alle porte di Brescia, con la presidente del Consorzio di Tutela: “La vicinanza con la città ci rende quasi una vigna urbana, ma il futuro è l’enoturismo. Health warning? Sciocchezze: la risposta è la moderazione”

di R.V.

Parliamo di Montenetto: una delle più piccole denominazioni lombarde, espressione di una provincia ricca di zone di produzione con caratteristiche diverse come quella di Brescia.

Montenetto è un piccolo territorio di produzione a soli 10 chilometri dalla città lombarda: raccoglie l’eredità dello storico Consorzio Capriano del Colle, rappresentando sia la denominazione Capriano del Colle Doc che le produzioni degli 80 ettari vitati inseriti nel contesto del Monte Netto appunto, da anni Parco Agricolo Regionale.

La produzione è realizzata da 14 aziende, di cui 10 vinificano. I vitigni coltivati sono Merlot, Marzemino, Sangiovese e Trebbiano di Lugana. Negli ultimi 10 anni il ricambio generazionale nelle aziende ci ha portato a sostituire i tradizionali impianti dei vigneti a Pergola con impianti a Guyot. La produzione totale è di 300.000 bottiglie. Dal 2011, grazie a uno studio condotto dai nostri agronomi, è stato recuperato un clone autoctono del Marzemino: un vitigno storico per la nostra area, di cui si parla fin dalla metà del 1500 nelle “Dieci Giornate della Vera Agricoltura” di Agostino Gallo.

L’enoturismo rappresenta una risorsa per il vostro territorio?

Sicuramente è una risorsa importante su cui puntare: attualmente solo alcune aziende sono attrezzate, ma la volontà è quella di strutturarsi per accogliere numeri incrementali di enoturisti.

La brevissima distanza da Brescia vi rende quasi una “vigna urbana”: qual è il rapporto tra il Montenetto e la “Leonessa d’italia”?

Brescia è il nostro mercato principale, l’obiettivo è quello di lavorare sulla formazione dei ristoratori e del loro personale affinchè invitino il cliente a consumare i vini del territorio. A dispetto di quanto avviene in altri territori, le carte vini delle nostra zona non danno ancora sufficiente spazio alle referenze locali. Oltre alla cultura e alla formazione – che deve partire dalle scuole di formazione – credo sia importante creare un sistema di incentivazione per i ristoratori che danno spazio alle referenze lombarde. In questo senso i progetti di Ascovilo come “Aperitivo Made in Lombardia” che hanno creato una carta vini che dà spazio a tutte le nostre Denominazioni hanno un valore importantissimo.

Parliamo di sostenibilità: un tema fondamentale per il futuro di tutti i territori di produzione agricola.

Tutte le nostre aziende stanno lavorando in maniera sostenibile: tutte praticano la lotta integrata, due hanno ottenuto la certificazione biologica. La preservazione del territorio passa, senza dubbio, anche da una riduzione dei trattamenti.

Chiudiamo con un altro tema al centro del dibattito vinicolo: come vi ponete nei confronti  di provvedimenti – più volte minacciati – come gli health warning sulle etichette delle bottiglie?

Li trovo provvedimenti assolutamente drastici. Oltre ad essere poco sensati e scarsamente efficaci, rappresenterebbero un extra costo per le aziende, che dovrebbero aggiungere un’ulteriore etichettatura. Serve certamente una maggiore moderazione da parte di chi propone questi interventi. Proprio la moderazione è la risposta a chi attacca il mondo del vino: tanti studi condotti da medici di primo piano hanno dimostrato che consumare vino in modo moderato non nuoce alla salute.

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