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di R.V.
Parafrasando Manzoni potremmo dire “Quel Vino del Lago di Como”
Il nostro territorio di produzione è dislocato nelle province di Lecco e Como: un areale molto vasto presidiato da piccoli produttori di qualità con una produzione totale tra le 250.000 e le 300.000 bottiglie all’anno. Le nostre produzioni portano avanti una tradizione secolare (risalgono al 1400 le prime notizie di produzione vinicola locale) in un territorio caratterizzato da terreni morenici molto drenanti con chimiche e mineralità diverse. Ciò che accomuna le varie aree vitate è il vento del Lago che possiamo definire il vero ingrediente segreto dei nostri vini.
La vostra produzione è localizzata in uno dei territori a più alto impatto turistico d’Italia. Indubbiamente un grande vantaggio per le vostre produzioni.
Più che di forte impatto turistico parlerei quasi di overtourism. Ma dobbiamo certamente essere grati al nostro territorio che assorbe più dell’80% della produzione. Il turista americano o del Nord Europa quando si siede al tavolo del ristorante vuole bere il “Local Wine”. Una richiesta sempre più forte che ci porterà sicuramente a dovere aumentare la produzione nei prossimi anni.
Come si inserisce l’offerta enoturistica nel grande “catalogo” di esperienze del territorio?
Ovviamente gli alberghi e i ristoranti sono il primo luogo di esperienza dei nostri prodotti e hanno un compito fondamentale nella loro comunicazione e valorizzazione. Le nostre cantine stanno aumentando le occasioni di ospitalità con eventi nel corso dell’anno che accolgono un numero sempre più importante di giovani consumatori, interessati a conoscere tutte le fasi della produzione.

Il vostro Consorzio ha partecipato al progetto “Aperitivo Made in Lombardia” promosso da Ascovilo. L’Aperitivo è un’occasione di consumo rilevante per i vostri vini?
Certamente si. I dati di mercato sono la migliore argomentazione: la crescita nei consumi delle bollicine dei bianchi e dei rosati, con una tendenza a bere più leggero, sposa perfettamente l’occasione di consumo dell’Aperitivo. Importanti anche gli abbinamenti con i prodotti alimentari locali, basti pensare a un calice di rosè abbinato a uno dei salumi del nostro territorio.
Parliamo di sostenibilità: un tema sempre più importante e sentito dai consumatori.
Un’attenzione che caratterizza i nostri produttori. Da sempre le nostre aziende praticano la lotta integrata, riducendo al minimo l’utilizzo della chimica. La ventilazione del Lago e i terreni drenanti, che evitano il ristagno d’acqua, sono un aiuto importantissimo per la limitazione dei trattamenti.
Un tema al centro del dibattito è la dequalificazione del personale di sala della ristorazione e della somministrazione. Qual è la sua opinione in merito?
Si fatica molto a trovare giovani che abbiano voglia di lavorare nel weekend. Anche le strutture che propongono retribuzioni più alte faticano a trovare giovani motivati. Spesso questo porta ad accontentarsi di operatori meno qualificati. Mi risulta che la crisi di vocazione per questo mestiere parta dagli Istituti Alberghieri, che registrano cali di iscrizioni per i corsi professionali di sala. Per tracciare un parallelo i ristoranti vivono la stessa situazione delle imprese agricole: la mancanza di manodopera sta mettendo in difficoltà entrambi i settori.

Il consumo del vino sta evolvendo, tra abbassamenti di gradazione, dealcolati e consumi in calo per alcune tipologie, a partire dai rossi. Come si affronta l’evoluzione del mercato dal vostro punto di vista?
Ovviamente le mode sono più veloci delle tempistiche del mondo del vino. Senza dubbio il trend va verso rossi di fascia premium mentre per bianchi, bollicine e rosati il mercato richiede gradazioni più basse e vini di facile beva. I dealcolati sono prodotti prevalentemente diretti all’export, che occuperanno una fascia marginale nel nostro mercato. Ma non li vedo come un elemento di negatività: credo che un grande Paese come l’Italia debba essere in grado di produrre vini di tutte le fasce, presidiando le varie domande di mercato, dealcolato compreso.
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