Alicante, vini “vivi” da museo: il Mediterraneo che resiste…

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El Mar del Vino: studiosi ed esperti insieme per mettere a sistema storia, enologia e identità definendo obiettivi di tutela e valorizzazione.

Di Nello Gatti

Dal 29 al 31 ottobre 2025 la città di Alicante ha ospitato il congresso internazionale intitolato “El Mar del Vino – Alicante, capitale storica del vino mediterraneo”, un incontro progettato per mettere a sistema storia, archeologia, cultura ed economia del vino nei dintorni del Mare Mediterraneo. Organizzato dal Museo Arqueológico Provincial de Alicante (MARQ) in collaborazione con la Diputación de Alicante e il Consejo Regulador Vinos de Alicante DOP.

L’obiettivo dichiarato: recuperare le varie memorie vitivinicole regionali e collegarle alle grandi tradizioni del vino mediterraneo, per creare le basi di un modello condiviso di identità, protezione e promozione.

Tra i protagonisti, le personalità istituzionali della provincia di Alicante hanno incarnato un primo livello di prospettiva strategica: il deputato alla Cultura della Diputación de Alicante, Juan de Dios Navarro, e la consigliera al Turismo del Comune di Alicante, Ana Poquet, hanno ribadito che l’evento segna un’azione chiave per “restituire ad Alicante la mappa mondiale del vino”. Di pari passo, il direttore del museo sede del congresso, Manuel Olcina Doménech, ha sottolineato che “qui si raccolgono le basi della tradizione vitivinicola che risale a oltre 3.000 anni” e che la provincia aspira a consolidarsi come “capitale storica del vino mediterraneo”. All’interno del programma, sono intervenuti sommelier e figure internazionali come Sarah Jane Evans (Master of Wine), Pedro Ballesteros (Master of Wine), Beth Willard e María José Huertas, i quali hanno curato sessioni di degustazione e focus territoriali, confermando che il congresso non si limitava alla riflessione storica, ma apriva anche al marketing, all’identità e all’esperienza sensoriale del vino.

Nel corso delle tre giornate sono stati trattati diversi temi con rigore e proiezione: il primo grande filone ha riguardato la produzione vitivinicola nel Mediterraneo lungo i secoli, mettendo a raffronto testimonianze antiche (anfóra, cantine archeologiche, coltivazioni) e pratiche attuali. Il secondo blocco ha indagato i vini più antichi al mondo, alla ricerca di genealogie e radici che possano rafforzare l’identità territoriale e commerciale delle denominazioni di origine. Il terzo segmento si è concentrato su ricerche avanzate e innovazione nella viticoltura e nell’archeologia del vino, includendo presentazioni su nuovi metodi di studio, digitalizzazione, campionamenti genetici e catalogazione storica. Infine, il quarto filone ha posto al centro le denominazioni di origine storiche (fra cui quelle di Oporto, Borgogna e Tokaj) come casi esemplari della continuità vitivinicola, collegando luoghi diversi con il modello mediterraneo del vino.

Sul fronte geografico, il congresso ha attirato contributi da un arco ben più ampio dell’Europa mediterranea: paesi come Armenia e Georgia sono stati citati sia come culle antiche della viticoltura sia come partner nella riflessione sul patrimonio; l’Egitto, la Grecia e l’Italia hanno portato contributi storici e culturali al mare Mediterraneo, mentre paesi più centrali come la Francia, il Portogallo e la Germania sono intervenuti nel contesto delle denominazioni d’origine e dei grandi marchi mondiali del vino. La presenza di queste nazionalità ha permesso un confronto tra identità diverse, mettendo al centro la domanda: «che cosa significa oggi essere un vino mediterraneo?».

Le discussioni si sono articolate su nodi chiave: la trasmissione culturale del vino come “memoria collettiva”, il ruolo del territorio come custode di varietà antiche e pratiche tradizionali e la tensione tra globalizzazione e specificità locale. È emersa la consapevolezza che l’attuale modello vitivinicolo mediterraneo non può limitarsi alla produzione agricola, ma deve farsi vettore di identità, turismo, sostenibilità e valorizzazione patrimoniale. In particolare, è stato evidenziato come la provincia di Alicante voglia utilizzare il suo dossier, inclusa la ricerca sul vino “Fondillón”, considerato il vino “vivente più antico del mondo”, come base per costruire un racconto internazionale che possa competere con denominazioni dall’altissimo profilo. Al tempo stesso, si è affrontata la questione della protezione del patrimonio vinicolo: quanto resta delle tecniche antiche? Quali varietà sono a rischio? Qual è il contributo della ricerca archeologica e viticola nella connettività del Mediterraneo storico?

 

El Mar del Vino ha rappresentato l’incontro tra nazioni diverse ma talvolta simili dall’archeologia alla viticoltura, dal turismo al marketing enologico, con l’obiettivo di dare forma a un nuovo paradigma del vino mediterraneo che sia insieme fortemente trasmesso nel futuro. Resta da verificare, però, come tutto questo si tradurrà in politiche concrete di tutela, in accordi internazionali e in programmi di sviluppo locale che davvero assicurino che il vino non sia solo un prodotto commerciale, ma un vettore di cultura, memoria, scambi economici e coesione territoriale.

Immagine di Nello Gatti

Nello Gatti

Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all'estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.

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