Claudio Franzoni: “Il mondo enologico è sotto attacco, ma chi alza l’asticella avrà futuro”

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Il presidente del Consorzio Botticino DOC ci guida alla scoperta di un territorio d’eccellenza tra vigne e marmi: “Per conquistare i giovani non bisogna vendere vino, ma l’emozione di produrlo”

di R.V.

Il nostro viaggio alla scoperta dei 13 consorzi lombardi aderenti ad Ascovilo parte da uno dei più piccoli e storici consorzi di tutela italiani: Botticino, terra di marmo e grandi vini, ne parliamo con il presidente del Consorzio Botticino Doc Claudio Franzoni.

Il Botticino DOC è uno dei più piccoli e storici consorzi lombardi. 18 produttori associati che producono solo vini rossi in un territorio davvero straordinario…

Sì, il nostro Consorzio è stato uno dei primi ad essere fondati in Italia: siamo nati nel 1968 in contemporanea con il Chianti, ereditando una tradizione molto significativa per il nostro territorio. Gli Antichi Romani – che si sono insediati nel nostro territorio dopo avere scoperto il Marmo Botticino (l’eccellenza del territorio più nota nel mondo) – hanno portato con loro la tradizione della vite che trasformavano in vino e in prodotti di derivazione come l’aceto, che veniva utilizzato per depurare l’acqua.

Attualmente il nostro Consorzio conta 18 produttori associati: è un territorio di grandi rossi ottenuti – come da disciplinare – da vitigni come Barbera (minimo 30%), Marzemino (minimo 20%) Schiava Gentile e Sangiovese. I nostri vini stanno ottenendo di anno in anno sempre più riconoscimenti dalle Guide e dai Concorsi nazionali e internazionali più importanti, che attestano la qualità del lavoro delle nostre aziende.

Come diceva il vostro territorio è caratterizzato da un’altra eccellenza nota in tutto il mondo: il Marmo Botticino. Come dialogano tra di loro le due filiere produttive più importanti e distintive del territorio?

Il Marmo Botticino è certamente l’elemento di maggiore notorietà internazionale del nostro territorio: basti pensare che la Grand Central Station di New York è realizzata in marmo Botticino cosi come i rivestimenti e i pavimenti della Casa Bianca e – tornando a casa nostra – l’Altare della Patria di Roma. Per fare dialogare questi due mondi diamo la possibilità ai turisti – su prenotazione – di potere visitare sia le cave che le cantine per vivere un’esperienza unica delle nostre eccellenze. Questi itinerari stanno riscontrando un grandissimo successo, soprattutto sul turismo internazionale.

Il tema della sostenibilità – oltre ad essere un dovere di qualsiasi filiera produttiva – è sempre più sentito da parte dei consumatori. Quali sono le scelte che avete operato e state operando in questa direzione?

Le caratteristiche del nostro territorio, con coltivazioni situate dai 200 agli 800 metri di altitudine e un clima aerato e asciutto ci consentono la possibilità di risparmiare la maggior parte dei trattamenti. Possiamo dire che queste caratteristiche ci rendono a tutti gli effetti dei “biologici naturali”.

Le nostre aziende sono state pioniere negli investimenti in fotovoltaico diventando dei produttori di energia: l’attività delle cantine non è intensamente energivora, il che ci dà la possibilità di vendere una parte importante dell’energia prodotta. Le nostre aziende hanno scelto di lavorare o in biologico o attraverso la lotta integrata, abbiamo investito in tecnologia installando sensori e centraline in vigna che ci consentono un controllo sempre più puntuale della coltivazione anticipando le esigenze e agevolando l’attività preventiva. L’obiettivo è quello di potere utilizzare questi strumenti per efficientare tutti i processi e aumentare l’approccio sostenibile.

Uno dei temi al centro di ogni discussione sul mondo del vino è l’avvicinamento alle nuove generazioni di consumo. I dati ci parlano di un interesse crescente nei confronti delle esperienze legate al mondo del vino, un elemento che può costituire un vantaggio competitivo per un territorio con le vostre caratteristiche

Sicuramente. Le nostre cantine sono piene di giovani che – in particolare nei weekend – vengono a vivere le esperienze di degustazione. Sappiamo perfettamente che le persone iniziano a consumare vino con maggiore frequenza dopo i trent’anni, e questo deriva anche da un fattore fisico: il nostro corpo dopo i trent’anni richiede meno zuccheri e questo favorisce l’accostarsi al consumo del vino riducendo il consumo di bevande e cocktail con un contenuto zuccherino maggiore. Per conquistare i giovani non bisogna vendere vino ma l’emozione di produrre vino: i giovani escono entusiasti dalle nostre degustazioni perché vivono esperienze uniche in cui viene loro trasmessa la gioia, l’impegno e la voglia di fare e di crescere che caratterizza il nostro lavoro. Questo permette di creare una connessione forte con chi viene a trovarci sul territorio e diviene un modo per formare e “investire” sui consumatori dell’immediato futuro.

Dobbiamo trasmettere gli stessi valori ai giovani professionisti della sala che sono il nostro tramite con i clienti finali della ristorazione: l’emozione e il racconto sono spesso più importanti del linguaggio tecnico.

Veniamo ad Aperitivo Made in Lombardia: l’Aperitivo è senza dubbio un’occasione di consumo più caratterizzata per il mondo delle bollicine, dei bianchi e dei rosati. Esiste un mercato per i rossi all’Aperitivo?

Chiaramente per un consorzio che produce esclusivamente vini rossi l’Aperitivo è un’opportunità meno esplorata rispetto alle classiche occasioni di consumo: le nostre etichette hanno una necessità maggiore di abbinamento con il cibo, quindi il futuro dell’aperitivo con i vini rossi è strettamente legato alla crescita della cultura dell’abbinamento all’interno dei locali. Esiste certamente una percentuale di appassionati che amano bere vini rossi anche all’aperitivo, che diviene un nuovo terreno potenziale per le nostre aziende. Fondamentale, soprattutto nei mesi estivi, il controllo delle temperature di servizio. Non si può servire un rosso a temperatura ambiente quando la stessa supera i 30 gradi!

 

Quali sono le prospettive di un piccolo Consorzio di qualità nel mondo del vino attuale tra cambiamenti e veri e propri attacchi mossi al settore?

Non posso che darle ragione, il mondo del vino è sotto attacco: dobbiamo trovare il modo di fare squadra per fare valere la storicità del vino che lo rende un indiscutibile patrimonio mondiale, la qualità e la professionalità del nostro lavoro quotidiano. Dal nostro canto dobbiamo proseguire nel percorso di eccellenza che stiamo facendo, con l’obiettivo – attraverso i riconoscimenti nazionali e internazionali che le nostre etichette ricevono – di aumentare la conoscenza del nostro territorio e delle nostre produzioni. I dati di consumo danno il vino rosso in discesa da anni: a maggior ragione ci sarà spazio per chi alzerà l’asticella della qualità e saprà raccontare il proprio territorio rendendo l’accoglienza un’esperienza indimenticabile.

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