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Reggio Calabria: rinascimento di una provincia enoica

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Il ritratto enoico dell’areale reggino è quello di un rifiorente bacino vitivinicolo. Adagiata tra serrati fianchi costieri e intricate orografie, la provincia di Reggio Calabria annovera 8 denominazioni tutte diverse tra loro per tipologie e peculiarità, accomunate dal quel tratto mediterraneo costituito da riconoscibili intensità olfattive e gustative.

di Valeria Lopis Rossi

Le Calabrie del vino, al plurale per sottolinearne complessità e doppiezza, mostrano paesaggi dinamici: sembra una corsa enoica la staffetta di filari che parte da Reggio, città divaricata tra due versanti e due mari che la compongono come litorali speculari, ionico e tirrenico, intenti a scorrere in direzioni opposte per poi ritrovarsi accatastati nelle brusche altezze dell’Aspromonte.

Da una parte la rotta dello Ionio, l’antico porto d’oriente di vini e vitigni della grecità calabra: Locride IG, Greco di Bianco DOC, Palizzi IG. Dall’altro, risalendo la riviera tirrenica aperta dai giochi di correnti e di luce che si riflettono sulle impervie pareti rocciose della Costa Viola IG, onirica ed evocativa già nel nome. A margine città restano i vini metropolitani di Pellaro IG.

Vini reggio calabria

Il Consorzio Terre di Reggio Calabria racchiude e riunisce tutta la ricchezza ampelografica di questa provincia in rinascimento. La posizione strategica, allungata verso il mare, nella quale ricade anche una porzione di Calabria IG, è stata un approdo per i popoli naviganti che qui hanno creato mescolanze, generato una florida civiltà agricola e vitivinicola: un’eredità di circa 150 vitigni e la più alta concentrazione al mondo di palmenti rupestri con oltre 700 vasi vinari di cui 400 perfettamente integri, scrigni a custodia di varietà a forte identità come il Calabrese Nero e il Gaglioppo, il Montonico e il Greco.

«Reggio Calabria ha un rapporto millenario con il vino eppure tante realtà sono nuove o hanno da poco ricominciato con un’impronta diversa. Le attività storiche stanno crescendo velocemente, così come le neo avviate. Tutti insieme rappresentiamo più di 30 cantine che contano 100 ettari vitati e 200 mila bottiglie – riferisce il Presidente Vicenzo Vozzo, alla guida del giovane consorzio reggino nato appena 3 anni fa – il trend è positivo: merito dei tanti produttori che hanno deciso di fare impresa vinicola. È interessante far notare come alcuni di questi vignaioli sono tenacemente rimasti e altri invece stanno tornando, creando una sorprendente controtendenza fatta di straordinarie storie di rientro».

Tutto è in divenire in Calabria. «C’è un enoturismo autentico, fuori dai soliti circuiti – continua Vozzo – nella visione globale un intero mosaico dei sapori calabri si sta delineando: è in arrivo il riconoscimento anche per Scilla e Arghillà, altre zone enoiche del reggino vocate al vino, e i presìdi di qualità fanno attivamente parte del paniere tipico come le olive della nostra cultivar Geracese diffusa in tutta la Locride e il pomodorino Seccagno di Bovalino. L’estesa provincia reggina è una destinazione enogastronomica completa e sostenibile, capace di ripagare con gusto e bellezza ogni tipo di visitatore».

Vini reggini: una DOC e tante IG

Nella fitta rete di denominazioni e vitigni dei vini reggini, l’unica DOC è rappresentata dall’aulico Bianco di Greco

Un disciplinare chiaro e stringente regolamenta la vinificazione delle uve dell’omonimo vitigno a bacca bianca prodotte principalmente nel comune di Bianco, lungo la SS106 nella Locride, la Costa dei Gelsomini divenuta riviera di bergamotti e liquirizia. 

Il Greco di Bianco DOC è un simbolo della grecità calabra ed esattamente come i Bronzi di Riace, esso riemerge dal passato e mantiene intatta nella sua pratica l’identità mediterranea antica: l’appassimento in pianta con la raccolta tardiva e la messa a riposo all’ombra dei fruttai è il rituale che prelude un vino modellato per trattenere gli zuccheri e farsi sostanza, nutrimento. Le sfumature d’oro e d’ambra giovane illuminano il calice che emana i tipici sentori varietali ampliati da zagara e canditi, freschezze erbacee e miele, che riempiono il palato dolce e garbato. 

vigne nel comune di Bianco(1)

Di tutte le Indicazioni Geografiche reggine, sulla sponda tirrenica si arrampica quella di memoria omerica della Costa Viola tra Bagnara Calabra, Palmi, Scilla e Seminara. Il colore a cui si fa riferimento è quello di certi bagliori tra mare e improvvisi innalzamenti che sfiorano repentinamente anche i 500 m.s.l.m.; ma è riferito anche ai grappoli appesi, bacche violacee per vini rossi di struttura e carattere, figli di un’agricoltura eroica tra i terrazzamenti che cercano di compensare un andamento morfologico estremo, d’Aspromonte. 

L’attitudine mediterranea segna anche questi vini tannici di tonalità rubino e vivacità indomita, la stessa delle alture che hanno abitato nel ciclo vegetativo. Al naso la traccia erbacea si lega al respiro marino dello iodio e in bocca si esprimono con pienezza e sapore. 

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