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Assemblea Generale Federvini: Vini, Spiriti e Aceti asset del Made in Italy

Tempo di lettura: 4 minuti

Gli health warning irlandesi inutili a combattere gli abusi di alcolici. Denominazioni DOP e IGP valorizzano i territori e i prodotti italiani.  20,6 Mrd di euro di fatturato, 2.600 imprese, 30.000 occupati e il 21% dell’export Food & Beverage italiano.

Vini, Spiriti e Aceti italiani valgono oltre 20 miliardi di euro di fatturato e rappresentano il 21% dell’export complessivo Food & Beverage italiano. Ha preso avvio da questa fotografia, illustrata da Nomisma, l’Assemblea Generale di Federvini svoltasi oggi a Roma, che ha ospitato gli interventi dei Ministri dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, degli Esteri Antonio Tajani, delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso e del Presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas. Le evidenze sono state presentate a pochi giorni dall’approvazione, in Irlanda, del provvedimento che introdurrà i cosiddetti health warning sulle etichette di bevande alcoliche. Una norma che preoccupa il comparto non solo per le possibili conseguenze economiche sulle filiere produttive, contravvenendo al principio del libero scambio all’interno dell’Unione europea, ma anche per la totale assenza di distinzione tra consumo ed abuso senza informare correttamente il consumatore.

“La scelta irlandese mette sullo stesso piano consumo e abuso, senza intervenire sull’educazione ad un approccio responsabile e moderato – ha commentato Micaela Pallini, Presidente di Federvini – e quel che è peggio è che si rivelerà sostanzialmente inutile. Sulla questione, l’Italia ha saputo muoversi compatta, istituzioni e imprese, ma dobbiamo ora continuare a fare squadra sul piano internazionale per evitare che il caso irlandese possa indurre altri Paesi a seguire la stessa strada. Le nostre imprese esprimono un patrimonio non solo produttivo ma anche iconico per la loro capacità di rappresentare il nostro Paese nel mondo. L’Italia oltre ad essersi imposta a livello internazionale per la sua produzione di vini, spiriti e aceti, è anche un Paese tra i più virtuosi per lo stile di vita, di alimentazione e di consumo moderato. Alla base della decisione irlandese c’è la mancata comprensione che l’abuso si sradica e si combatte con l’educazione, non con il proibizionismo. L’Irlanda e più in generale Bruxelles guardino all’Italia, ai valori della dieta mediterranea e alla sua cultura di consumo consapevole”. A tali criticità si aggiungono le critiche ribadite da Federvini in merito alla riforma del regolamento europeo sugli imballaggi, che presenta evidenti rischi, quali quello di privilegiare le pratiche di riuso, difficili e costose da attuare da parte delle imprese, a discapito del riciclo che vede l’Italia ai vertici in Europa, e di spingere il mercato alla standardizzazione del packaging con effetti negativi sull’immagine dei prodotti. Gli effetti degli health warning sugli stili di consumo sono stati presentati del professor Gregor Zwirn dell’Università di Cambridge che ha messo in luce l’inefficacia di tali strumenti sui comportamenti scorretti.

L’educazione al consumo moderato delle bevande alcoliche resta una delle mission essenziali di Federvini. L’Assemblea Generale della Federazione ha offerto l’occasione per presentare le nuove “Linee Guida sull’autoregolamentazione nella comunicazione commerciale e promozionale delle bevande alcoliche”, un documento organico che riepiloga le raccomandazioni che tutte le aziende associate devono prendere a riferimento nelle proprie azioni di comunicazione al pubblico. Scopo delle Linee Guida è quello di garantire uno standard di comunicazione commerciale e promozionale di bevande alcoliche che sia corretto e trasparente e che promuova modelli di consumo ispirati ai criteri di misura e responsabilità. “Abbiamo ritenuto fondamentale redigere Le Linee Guida di autoregolamentazione nella comunicazione commerciale e promozionale di bevande alcoliche per richiamare quei princìpi e quei valori di promozione del consumo moderato e responsabile, che sono sempre stati parte della mission di Federvini. Da questa coscienza, che connota lo spirito delle nostre aziende, nascono le Linee Guida che intendono fornire agli Associati uno strumento concreto per la pianificazione di una comunicazione eticamente corretta,” ha ricordato Giuseppe D’Avino, Presidente del Gruppo Spiriti di Federvini.

La cultura del consumo è stata inoltre al centro dell’iniziativa “No Binge – Comunicare il consumo responsabile” avviata dalla Federazione insieme all’Università La Sapienza di Roma. L’iniziativa è stata presentata dal Prof. Alberto Mattiacci Professore Ordinario di Marketing & Business Management alla Sapienza e da Barbara Herlitzka, Presidente del Comitato Aspetti Sociali Bevande Alcoliche di Federvini che ha dichiarato “Siamo orgogliosi del successo di questa prima iniziativa che conferma l’importanza di sensibilizzare in particolare i più giovani, sul tema della moderazione. Abbiamo avuto un riscontro estremamente positivo dagli studenti coinvolti che hanno ben recepito il valore educativo di questo progetto. Contiamo di estendere ancora questo perimetro di collaborazione, interessando altre realtà accademiche italiane, con l’auspicio di coinvolgere le istituzioni”.

Nella tavola rotonda animata dagli interventi di Albiera Antinori, Presidente del Gruppo Vini di Federvini e di Giacomo Ponti, Presidente del Gruppo Aceti della Federazione si è discusso del valore del sistema IG e delle denominazioni DOP e IGP. Un valore che si distribuisce sui territori, sulle loro imprese, sui consumatori e sul posizionamento internazionale dell’enogastronomia italiana.

“Il valore delle IG è riconosciuto dal consumatore finale sia sul mercato italiano che su quello estero, facendo registrare un differenziale di prezzo tra vini DOC/DOCG e quelli da tavola sia in GDO (+228%) che sul fronte dell’export (+50%). Non solo indicazioni geografiche e territorio: tra i driver di scelta dei consumatori assume un ruolo importante anche il brand: a pensarla così sono il 21% dei consumatori, come rivela la consumer survey condotta da Nomisma per Federvini – ha dichiarato Albiera Antinori – Raccogliamo con fiducia questi dati,  convinti che la strada della valorizzazione sia un percorso a senso unico: solo lavorando sulla qualità intrinseca e sul valore intangibile dei nostri prodotti saremo in grado di mettere al sicuro il nostro settore dalle tempeste che vediamo all’orizzonte. Al Governo chiediamo semplificazione ed un quadro normativo che favorisca la creazione di valore.”

Nel corso dell’Assemblea sono state presentati e diffusi i dati emersi dalle ricerche dell’Osservatorio Federvini in collaborazione con Nomisma e TradeLab. In particolare: l’andamento dell’export che cresce nel 2022 rispetto all’anno precedente l’export di vino italiano nel mondo, con le eccezioni di Germania e Cina. Tra i mercati più ricettivi quello britannico (+46,5%) e giapponese (+25%). Record delle esportazioni di spiriti nazionali che lo scorso anno hanno prodotto un fatturato di 1.650 milioni di euro, +25% sul 2021. Bene anche l’aceto balsamico, con segno più a doppia cifra (+15% in valori rispetto al 2021) nei principali mercati di destinazione tra cui Stati Uniti e Germania. Il Mercato del “fuori casa” consumi in ripresa dopo il periodo pandemico (+19% delle visite rispetto al 2021), che genera nel complesso un fatturato 93 miliardi di euro.

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