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Feudi Spada

La nobile amicizia di Feudi Spada

Tempo di lettura: 4 minuti

A due passi da Orvieto, dove l’Umbria confina con boschi e leggende, nasce un’amicizia tra Alessandro e Maurizio che qualche anno fa ha ripristinato l’opera ultracentenaria di Orazio Spada, l’uomo che di rientro dalla Francia proprio qui piantò Grenache.

di Nello Gatti

Raccontaci del vostro incontro e delle prime difficoltà. Cosa avevate in mente quando siete partiti?

Il tutto nasce in Umbria esattamente 10 anni dalla volontà di creare una piccola realtà agricola per valorizzare un territorio e per inseguire un sogno. Vi ho detto piccola realtà perché nasciamo con 68 piante di ulivo e l’1% del frantoio del paese, ma con il passare del tempo Alessandro termina i suoi studi, si impossessa della vigna del babbo (Peppone), ripristina cultivar centenarie, elabora, sperimenta… insomma si fa prendere un pochino la mano e inizia a creare delle vere e proprie eccellenze vitivinicole, con l’obiettivo di conquistare il mondo emozionando, sorso dopo sorso. Come in tutte le attività le difficoltà sono all’ordine del giorno e noi tentiamo di affrontarle senza scorciatoie ma con la pazienza, il rispetto del territorio e delle sue tempistiche, con l’impegno, la costanza, il sudore e la fatica, perché attraverso le asperità si arriva alle stelle. Per aspera sic itur ad astra.

Feudi Spada

La storia di questo territorio è una bella responsabilità da portare avanti. Eppure ne sappiamo poco, molto poco. Che cosa c’è di estremamente territoriale nel vostro lavoro oltre al vino?

Il cuore pulsante della Feudi Spada è dislocato nella verde Umbria a un passo da Orvieto, nel paesino di Viceno, frazione del comune di Castel Viscardo, ridente borgo medievale popolato da 118 famiglie e 22 barriques. Nel centro del paese si trova la dimora storica della famiglia Spada, dove alla fine del XVII secolo il principe Orazio Spada creò un vero e proprio campo botanico, impiantando tutte le cultivar di vite che recuperava dai suoi viaggi in giro per l’Europa, stravolgendo così l’agricoltura del Feudo. Un grande patrimonio che ancora oggi conserviamo gelosamente e che avremmo rischiato di perdere. Orazio “il principe contadino” era un vero innovatore, un visionario come noi della Feudi Spada, che con i piedi ben saldi nel rispetto delle tradizioni e del territorio, guardiamo al futuro creando bottiglie che offrono nuovi punti di vista e scaldano il cuore. Ogni prodotto realizzato all’interno di questo spazio verde riceve un originale tratto caratterizzante, espressione del territorio e della sua gente. Oltre al vino il nostro intento è quello di preservare la tradizione agricola e artigiana di un microcosmo italiano dove figure mitologiche come Peppone, il Beccacione, Marcellino, Livio, il barbiere…. rischiano di sparire per sempre. Il vino come la storia è maestro di vita, tra custodia del passato e progetto per il futuro e noi ci troviamo in un luogo con tremila anni di storia, ricco di tradizioni, addolcito dalla sinuosità̀ delle sue colline e abbiamo la responsabilità di recuperare quei valori che non vengono più̀ toccati dalla mano dell’uomo.

Ho sentito parlare delle “annate d’artista”, di cosa si tratta?

Ogni anno la Feudi Spada ha cercato l’espressività̀ vendemmiale nelle etichette delle due Selezioni, Orazio e Madonna, creando, in collaborazione con il grande ceramista Marino Moretti, etichette da collezione. Ogni annata di produzione viene finemente rappresentata da una personale etichetta che sarà la massima espressione di quella vendemmia. Ci sembra questo il giusto riconoscimento e la corretta gratitudine che la Feudi Spada deve al territorio e alla gente che lo vive quotidianamente.

Feudi Spada vino
Feudi Spada vino

La produzione di Metodo Classico vi sta premiando? Come convincente il pubblico all’acquisto?

Quest’anno abbiamo prodotto 6.860 bottiglie di spumante Metodo Classico tra Rosé (Sangiovese 15 mesi sulle fecce) e Brut (Riesling 30 mesi sulle fecce). Una piccola produzione ma una grande soddisfazione, perché la fase della sboccatura è un momento magico, dove nell’arco di alcuni secondi vai a coronare tutto il processo produttivo e prepari quella singola bottiglia ad affrontare il mondo. E come ogni buon genitore Alessandro è un vero maestro in questo, le ricolma una ad una con l’aggiunta del liqueur d’expedition che donerà al vino caratteristiche distintive e uniche a partire dal grado di dolcezza. Per la fase di vendita utilizziamo il metodo “ChampeMoi” brevettato da Peppone, ovvero facciamo notare all’acquirente come sotto ogni nostra bottiglia sia possibile trovare una tacca di colore che serve appunto al buon Peppone per la fase di remuage manuale che viene fatta da lui personalmente la domenica mattina prima di andare alla messa. La vera importanza dei riti è questa.

Peppone, Madonna, Orazio…. Qual è la telenovela ogni giorno in onda presso Feudi Spada?

Orazio Spada (1600), “Principe contadino” che importò dal sud della Francia, nel 1669, delle marze di Grenache, che fece coltivare per oltre 3 secoli ai suoi mezzadri, producendo un vino di eccellente qualità.

Madonna Antonia, donna colta e abile del 1300 che rimasta vedova, continuò a mantenere le redini del principato, distinguendosi per abilità e carisma, tanto che fece un trattato di pace tra Guelfi e Ghibellini.

Peppone (al secolo Leoni Adolfo) padre di Alessandro e marito della Pina, uomo di 120 kg di cui 40 kg il cuore, mente pensante e braccio operativo dell’azienda.

La Marchesa, al fianco di un grande uomo (il principe Orazio) c’è sempre una grande donna, che nel XVII secolo realizzò l’opera pia ovvero un patto di fiducia verso il prossimo di estrema lungimiranza.

Poi in ordine di apparizione troviamo Massimiliano, Marco, Ludovico, Mario, Alessandra, Silvia, Emma, Pinuccia, Cristina, Massimo, Sara, Andrea, Marino, Max Canarini, ecc., ed è grazie ad ognuno di loro e al lavoro di squadra che ogni giorno proviamo ad andare in onda, cercando di mantenere l’ascoltatore incollato al grande schermo della vita. Il tutto ovviamente sotto la direzione artistica del grande regista Alessandro Leoni.

E tra i titoli di coda compare “e La Marchesa mi donò duecentosedici pecore, venticinque capre e due scrofette”,  frase che trovate stampata su ogni nostra etichetta e che potrebbe essere la colonna sonora del film. Di cosa si tratta? Veniteci a trovare e ve ne illustreremo il significato magari mentre degustiamo i nostri vini dal colore intenso del passato e con spiccati sentori di futuro, il tutto in compagnia dei vostri attori preferiti.

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