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Scampagnata o grigliata? I vini perfetti per la tua Pasquetta

Tempo di lettura: 6 minuti

Con l’aiuto di Manila Mauroni, Sommelier e proprietaria del wine bar El Molin di Cavalese, abbiamo selezionato otto vini perfetti per Pasquetta.

di Maddalena Peruzzi

Si avvicina il giorno di Pasquetta che è tradizionalmente un omaggio alla primavera, una giornata spensierata da trascorrere all’aria aperta, in compagnia degli amici. Gli italiani, però, si dividono in due categorie: chi opta per una scampagnata seguita da un lauto picnic e chi invece preferisce una comoda grigliata in giardino. Cosa li accomuna? Niente. Eccetto il fatto di incrociare le dita ogni anno sperando nel bel tempo. Con l’aiuto di Manila Mauroni, Sommelier e proprietaria del wine bar El Molin di Cavalese, abbiamo selezionato otto vini perfetti per Pasquetta. Saremo riusciti a mettere tutti d’accordo?

“Reiff” Trentodoc Extra Brut, Cantina Furletti

“Dobbiamo inquadrare subito l’azienda geograficamente, perché i vigneti si trovano in un territorio con caratteristiche uniche. È una cosa che si sente dire spesso, ma in questo caso è proprio vero. Siamo nel Garda Trentino, dove si incontrano le Dolomiti del Brenta e il Lago di Garda; qui i suoli e il clima hanno caratteristiche particolari e distintive. L’azienda Furletti in quest’area ha circa cinque ettari vitati, suddivisi tra particelle collinari, poste a 400/500 metri di altitudine, e vigneti prossimi alle sponde del Lago dove il clima è più mite e i suoli più profondi e argillosi. Questo spumante è fatto di Chardonnay al 100% coltivato in collina, su terreni ricchi di calcare, con forti escursioni termiche che conferiscono allo spumante grande freschezza. Una bollicina vivace, fine, di grande piacevolezza. L’abbinamento perfetto? Con gli amici!”

“RN” Spumante Metodo Classico, D’Araprì

“Dal Lago di Garda voliamo direttamente a San Severo, in provincia di Foggia, dove troviamo questo spumante realizzato con uve Bombino Bianco. Si tratta di un vitigno autoctono con origini molto antiche che la cantina d’Araprì ha scoperto essere meraviglioso anche spumantizzato con il metodo classico. Il suolo è “la buona terra della Capitanata di Puglia”, come spiegano loro, una terra “buona” per composizione, esposizione e clima. I vigneti si trovano in una zona assolata e ventosa, caratterizzata da un terreno calcareo e argilloso con una presenza di limo e sabbia. Un ambiente che permette all’uva di mantenere sempre una spiccata acidità, dando origine a uno spumante di grande finezza. Questa è una bollicina intensa e complessa che presenta al naso note di pasticceria, burro e vaniglia, impreziosite da sfumature di frutta esotica. Il sorso è dinamico, pieno, voluminoso, in una parola: appagante. Lo abbinerei a una selezione di formaggi stagionati”.

Müller Thurgau Trentino DOC, Tenuta Gottardi

“Su, giù e ancora su, perché andiamo in Val di Cembra, nel cuore delle Dolomiti di Fiemme, sulla sinistra del fiume Adige. Insomma, siamo tornati in Trentino. Tenuta Gottardi è una piccola realtà a conduzione familiare che da generazioni porta avanti quella che a tutti gli effetti è una viticoltura eroica di montagna. I vigneti si trovano tra i 700 e i 900 metri sul livello del mare: fare vino qui è complicato: i produttori lavorano in condizioni estreme, sia per il clima che per l’ambiente, caratterizzato da pendii spesso ripidi e difficili da lavorare. Un sacrificio consapevole, ripagato dai risultati. I protagonisti di questa terra sono Müller Thurgau, Nosiola e Chardonnay. In questo caso ho scelto il Müller Thurgau, un vino che trovo estremamente rappresentativo sia dell’azienda che della Val di Cembra. Un vino floreale e fruttato che regala squisite suggestioni di pesca e rosa ed è contraddistinto da questa vibrante acidità che lo rende perfetto da aperitivo.  È l’ideale per accompagnare dei finger food.”

“Sonnrain”, Thomas Niedermayr

“Ci spostiamo sulle colline vitate dell’Oltradige, sul pendio che sovrasta San Michele Appiano, dove troviamo i vigneti della tenuta Hof Gandberg. È il regno dei PIWI. Cosa sono? Vitigni resistenti alle malattie funginee. Verso la metà dell’Ottocento la viticoltura fu messa in ginocchio dal dilagare di alcune malattie, tuttavia determinate varietà di viti selvatiche, soprattutto in America e in Asia, sopravvissero senza alcun tipo di aiuto chimico. Avevano sviluppato per milioni di anni una resistenza a tali malattie. Mediante incroci ottenuti naturalmente, cioè in vigna e non in laboratorio, alcuni produttori riuscirono a trasferire la resistenza delle viti selvatiche alle più deboli viti coltivate. E questa è l’origine dei PIWI. A Hof Gandberg nascono i bianchi Solaris, Bronner, Sovignier Gris e Muscaris, mentre i protagonisti tra i rossi sono il Cabernet Cantor e il Cabernet Cortis. Ho scelto il loro Sonnrain, un vino bianco fatto con tre varietà, ma principalmente Solaris. Superfluo dire che è il frutto di una viticoltura il più possibile naturale, e che in questo i Niedermayr sono stati dei pionieri. Dopo la fermentazione spontanea con i lieviti indigeni, il vino fa sia un passaggio in  acciaio che in botte. Ne risulta un bianco velato, che mi piace molto per i suoi delicati aromi di fiori, di erbe aromatiche, di frutta esotica e per il sorso spiccatamente sapido e fresco. Semplicemente perfetto per una giornata all’aria aperta”.

“Reiff” Trentodoc Extra Brut, Cantina Furletti
“RN” Spumante Metodo Classico, D’Araprì
Müller Thurgau Trentino DOC, Tenuta Gottardi
“Sonnrain”, Thomas Niedermayr

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore, Villa Bucci

“Ci spostiamo nelle Marche, in provincia di Ancona. Precisamente a Montecarotto che è proprio uno dei Castelli di Jesi. Bucci è un nome noto, azienda storica, famosissimo produttore di Verdicchio dei Castelli di Jesi, neanche a dirlo. Questo vino è un’icona, un classico. È prodotto con uve 100% Verdicchio provenienti da vecchie vigne di 40-50 anni, coltivate a regime biologico. Affinamento in acciaio. Vino di classe, armonico ed elegante, fresco e sapido. Al naso stuzzica con profumi di frutta e di fiori, per conquistare con il lungo finale gradevolmente ammandorlato, tipico del Verdicchio. Bianco di grande piacevolezza, molto versatile”.

Riflesso Rosi, di Eugenio Rosi 

“Eugenio Rosi è un produttore o meglio un “contadino artigiano”, come ama definirsi lui, della Vallagarina, nella zona delle Valli del Leno. Sempre alla ricerca dell’equilibrio, senza forzature né in vigna né in cantina, produce i sui vini artigianali “riposati, rilassati”, per usare le sue esatte parole. Questo rosato è un uvaggio di Cabernet Sauvignon, Merlot e Marzemino. Fermentazione spontanea, breve macerazione sulle bucce (un paio di giorni), poi vengono aggiunte delle vinacce bianche di Nosiola e Pinot Bianco e viene fatta una seconda macerazione di 30 giorni, per fissare il colore e conferire struttura. Segue affinamento in acciaio. Nasce così questo rosato dal colore profondo, con ricordi di frutti di bosco e amarena. Io lo definisco “vino della sete”. Si abbina a piatti leggeri. A Pasquetta…provatelo con la pizza!” 

Logistilla Nerello Mascalese Terre Siciliane IGP, Cantina Orsogna

“100% Nerello mascalese, vitigno autoctono delle pendici dell’Etna. Deve il suo nome al fatto di essere coltivato da secoli nella zona della Contea di Mascali, su dei terreni costituiti per gran parte da sabbie vulcaniche. Appartiene alla linea biodinamica Lunagaia.  Fermentazione spontanea in vasca con rimontaggi frequenti, svinatura dopo una decina di giorni. Fermentazione malolattica in vasca. Affinamento di sei mesi in bottiglia. Il vino si presenta nel calice di un bel rosso rubino brillante, al naso sentori che ricordano l’amarena. Sorso fruttato “succoso”, fresco e intenso, morbido e ricco. Ottimo per un bel barbecue di Pasquetta”.

Flaminia Rosato, Palazzo Lodron

“Dall’Etna alle Alpi è un attimo. Andiamo a Nogaredo, in provincia di Trento, dove si trova Palazzo Lodron, azienda vinicola che utilizza metodi di coltivazione naturali. Questo è un rosato ottenuto con il salasso di tre uve: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot. Il salasso è una delle tecniche utilizzate per produrre vini rosati. Consiste nel prelevare una certa quantità di mosto da una vasca in cui si sta producendo vino rosso, per poi vinificarlo in bianco. In pratica il mosto estratto viene separato da bucce e vinaccioli, in modo da ottenere un vino rosato. Il mosto che rimane dentro la vasca, invece, continua la macerazione con bucce e vinaccioli dando origine a un vino rosso. Insomma, stesse uve, due tecniche diverse, due vini diversi. Per il picnic di Pasquetta ho scelto questo rosato fresco che presenta delle belle note di lampone e ciliegia. Sofisticato e intenso regge benissimo anche una bella grigliata”.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore, Villa Bucci
Riflesso Rosi, di Eugenio Rosi
Logistilla Nerello Mascalese Terre Siciliane IGP, Cantina Orsogna
Flaminia Rosato, Palazzo Lodron
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