Slow Wine Fair, l’appello di Don Luigi Ciotti alla responsabilità: “Ci sono troppi cittadini a intermittenza”

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In occasione della prima edizione di Slow Wine Fair di Bologna, la fiera internazionale dedicata al vino biologico, il Fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti, ha parlato di dipendenze, dei rischi correlati alle infiltrazioni criminali in momenti di crisi e dell’importanza della responsabilità del singolo cittadino.

Bisogna fare uno scatto in più da parte di tutti”: questo l’appello di Don Ciotti con l’augurio per un futuro fatto di conoscenza, condivisione e corresponsabilità.

L’intervista esclusiva di Vendemmie realizzata da Raffaele Cumani.

 

BolognaFiere, 27 marzo – “Buono, pulito, giusto”: è il vino raccontato, degustato e promosso alla prima edizione di Slow Wine Fair, andata in scena dal 27 al 29 marzo 2022 a BolognaFiere con il coinvolgimento di oltre 500 cantine da 19 Paesi, di cui più di 300 certificate biologiche o biodinamiche.

Rispetto della Natura e del territorio, dunque, ma anche impegno in termini di giustizia sociale e ricadute comunitarie, che passa attraverso il trattamento equo dei lavoratori, la lotta alla corruzione e alle mafie e l’appello alle istituzioni a farsi protettrici dei valori di giustizia e trasparenza. Particolarmente in momenti di crisi come quello che stiamo vivendo, in cui il tessuto sociale, le imprese e le filiere sono maggiormente a rischio.

Le mafie oggi sono globalizzate, potenti, normalizzate. Si allargano sempre di più, con grandi investimenti nell’agricoltura e nel cibo. Hanno tanto denaro da poter acquistare in contanti ristoranti, bar, e insidiarsi alle filiere dell’agroalimentare”. Lo ha sottolineato nel suo intervento alla conferenza plenaria di apertura della manifestazione un “giusto”, che da oltre 30 anni porta avanti la lotta contro le mafie, la corruzione e le dipendenze: Don Luigi Ciotti, presidente di Libera.

Fondata nel 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata e di favorire la creazione di una comunità alternativa alle mafie stesse, l’associazione Libera coordina più di 1600 realtà nazionali e internazionali che si occupano in vario modo del contrasto alla criminalità organizzata. Fra queste, il marchio Libera Terra contraddistingue tutti i prodotti biologici delle cooperative aderenti che, grazie alla legge 109/1996, gestiscono strutture produttive e terreni confiscati alle organizzazioni mafiose.

Di questi territori, alcuni sono stati dedicati anche alla produzione vitivinicola: ne sono nati il progetto Centopassi, in Sicilia – 65 ettari a vigneto tra la zona di Palermo e nelle province di Trapani e Agrigento – e Hiso Teleray, in Puglia, con 25 ettari a vigneto nella provincia di Brindisi.

Bianco, rosso o rosé, dunque, il vino può e deve essere un prodotto limpido e trasparente. Imprescindibile, per raggiungere questo obiettivo, l’impegno dei produttori, delle istituzioni e dei consumatori,  chiamati a fare scelte consapevoli.

Auguro a tutti noi un conflitto con le nostre coscienze”, ha esordito Don Ciotti insieme a Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, dal palco di Slow Wine Fair. Sono troppe, ha proseguito, le coscienze “addormentate, piegate su se stesse”.

La “normalizzazione” dei problemi politici e sociali non tocca però soltanto il tema delle mafie: nel suo discorso Don Ciotti ha voluto portare l’attenzione anche alle numerose problematiche che insieme dettano un quadro di crisi ben più ampio: “Negli ultimi due anni di pandemia tutti abbiamo parlato di pace, ma era già una pace armata. Oggi, con gli occhi del mondo puntati sul tragico conflitto in Ucraina, dimentichiamo che sono 33 le guerre in corso sul pianeta. E se stiamo dimostrando grande spirito di accoglienza per i rifugiati ucraini, non abbiamo saputo fare lo stesso per i popoli con la pelle di colore diverso dal nostro”.

In questo scenario, l’augurio di Don Ciotti è triplice: “Le persone che sono qui – ha affermato, indicando la platea di produttori, istituzioni e appassionati che si sono radunati per la prima volta alla Slow Wine Fair per sottoscrivere il Manifesto del vino buono, pulito e giusto – vogliono fare qualcosa di positivo. Sono qui per conoscere, perché la conoscenza è fondamentale. Allora auguro conoscenza, conoscenza nei cambiamenti che non devono diventare adattamenti. Cambiamenti veri.

Il secondo augurio è la condivisione. È il noi che vince”, ha continuato. “Terzo è la corresponsabilità. Abbiamo il dovere di essere più corresponsabili con le istituzioni e la politica, di fare le cose bene. Di fare le cose per il bene comune”.

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