Clio Candela, la voce di “vinos des de la terreta” che sta ridisegnando il racconto del vino alicantino

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Giovane, innovativa, determinata: Dal sogno di una fiera tutta al femminile alla divulgazione in tv, unendo territorio, comunità e una nuova educazione al bere

di Nello Gatti

Il profumo del Mediterraneo non è soltanto quello che arriva dal mare. Ad Alicante vive anche nella terra, nella storia millenaria della vite e nel racconto di chi, come Clio Candela, dedicata al mondo del vino sui social come “vinosdesdelaterreta”, ha deciso di farne una missione culturale e personale. Una comunicatrice brillante, un’educatrice curiosa, un’innamorata del vino che interpreta la nuova fruizione del vino con grande senso di responsabilità verso il proprio pubblico.

L’abbiamo intervistata durante il Seminario sulla viticoltura nel mediterraneo e ne è emerso un racconto che, partendo dal proprio territorio, ha dato nuove energie al comparto della produzione e della comunicazione del vino in terra iberica.

Alicante: dalle radici ai tempi moderni

Alicante è una delle denominazioni di origine più antiche del mondo, riconosciuta fin dal 1510. Una storia lunga, fatta di commerci storici e di un legame profondo tra viticoltura e Mediterraneo. Ma la modernità non sempre è stata clemente. Clio racconta che negli anni ‘80 e ‘90 il vino alicantino non godeva di grande considerazione. Era noto per la sua struttura imponente e per un grado alcolico spesso elevato, vini potenti che però faticavano a trovare spazio in un mercato sempre più orientato verso eleganza e freschezza. Il cambiamento arriva negli ultimi dieci anni. I produttori iniziano a reinterpretare il vigneto con sensibilità contemporanea senza tradire la radice mediterranea del territorio. Nascono vini più raffinati e leggeri, capaci di esprimere la mineralità e il carattere delle zone interne come quelle costiere, ma anche l’identità delle varietà autoctone che si stanno recuperando con attenzione. Accanto a Monastrell e Moscatel oggi ritornano uve locali quasi dimenticate che offrono vini vibranti, identitari, riconoscibili. Il rinnovamento non riguarda solo le cantine. Anche il pubblico locale ha cambiato sguardo. Per Clio è un segnale importantissimo. Racconta che fino a poco tempo fa era raro trovare una presenza significativa di vini di Alicante nelle carte dei ristoranti, spesso relegate in fondo alla selezione. Oggi la situazione è capovolta. I vini del territorio sono tornati protagonisti e vengono proposti in testa alle liste, orgoglio della ristorazione e manifestazione di una ritrovata fiducia. Gli alicantini, finalmente, credono nel vino che producono.

La cultura locale tra vino e Mediterraneo

Parlando con Clio emerge un aspetto fondamentale: Alicante non è solo una città, ma una provincia intera che celebra il vino in modi diversi durante tutto l’anno. Le fiere regionali sono momenti di comunità e convivialità, dove vino e gastronomia si intrecciano con musica e tradizioni popolari. Una dimensione autentica, spontanea, profondamente mediterranea. Accanto a questo tessuto culturale stanno nascendo nuove iniziative capaci di unire divulgazione, storia e ricerca. Clio cita con entusiasmo il seminario che ha visto il Museo Archeologico collaborare con la denominazione di origine: un evento che ha unito archeologia e cultura vitivinicola, dimostrando quanto il vino sia parte del patrimonio identitario della provincia. Un esperimento nuovo che il pubblico ha accolto con entusiasmo e che molti sperano diventi appuntamento fisso. Infine ci sono le degustazioni, che scandiscono la vita enologica del territorio settimana dopo settimana. C’è chi le vive come momenti di piacere e chi come percorsi formativi. Quelle tenute da Clio sono prevalentemente didattiche, dove si guida il pubblico non solo attraverso nuovi vini ma anche attorno al perché della loro esistenza. Perché un vino nasce da scelte precise e conoscerle cambia tutto.

Progetti locali e visioni globali

Quando le chiedo dei suoi progetti, gli occhi di Clio si illuminano. Il più recente è Tannic Women, un’iniziativa che ha poco più di un anno ma che già sta trasformando profondamente la comunità del vino alicantino e non solo. Lo descrive come molto più di un club di degustazione. Tannic Women è una rete di sostegno che unisce professioniste del vino in tutte le sue forme: enologhe, sommelier, personale di sala, comunicatrici, addette all’accoglienza e produttrici. Una volta al mese si incontrano per allenarsi sulla degustazione alla cieca seguendo il metodo WSET, condividono esperienze, si supportano e valorizzano il ruolo delle donne all’interno del settore vitivinicolo locale. Un progetto destinato a crescere anche attraverso eventi pubblici, tavole rotonde e, come spera Clio, una futura fiera del vino interamente al femminile. Questo però è solo uno dei capitoli del suo lavoro. Clio si divide tra studio continuo, un lavoro d’ufficio che non la rappresenta ma che affronta con disciplina e tutto il mondo vivo, creativo e dinamico che costruisce intorno al vino. Sui social lavora quotidianamente per offrire contenuti che uniscano intrattenimento e valore educativo. Lo stesso fa nella sua rubrica televisiva su Alacantí TV, dove porta il vino al grande pubblico con spontaneità e passione. Insegna in una scuola di nuova generazione e continua a tenere degustazioni e cene in cui lo storytelling e la conoscenza diventano la chiave per coinvolgere chi partecipa. L’obiettivo? Rendere il vino comprensibile, accessibile, emozionante. Far sì che chi beve si senta compreso e competente, mai fuori posto. In una frase: Educare senza imporre.

L’intervista si conclude con una prospettiva sul futuro del vino ad Alicante. Secondo Clio non è solo nelle mani delle cantine, ma di una comunità che sta imparando a raccontarsi. Il Mediterraneo non è soltanto un paesaggio o una storia passata. È una cultura, un modo di stare insieme, un modo di bere. E grazie a persone come Clio, sta diventando anche un nuovo modo di guardare ad Alicante e al suo vino con rinnovata virtù.

Immagine di Nello Gatti

Nello Gatti

Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all'estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.

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