di Camilla Rocca
“Giovane e donna non è un limite in questo ambiente, ma devo lavorare per impormi: lo sport mi aiuta. Ai giovani dico: dovete osare!”
Classe 1989, non è nuova ad Agivi: nello scorso mandato era già vicepresidente sotto Violante Gardini Cinelli Colombini, ma è stata designata all’unanimità alla guida dell’Associazione dei giovani imprenditori vinicoli italiani tra i 18 e 40 anni di Unione Italiana Vini. Marzia ha nel cuore il marketing ed è riuscita a svecchiare molto l’azienda di famiglia “Varvaglione 1921” a Leporano, in provincia di Taranto. A partire dalle collezioni 12 e mezzo, dalle fashion edition a quelle natalizie, a quelle per il kit aperitivo, portando la cantina a essere la prima in termini di fatturato della Puglia.
Cos’è per te la Next Generation nel mondo del vino? Pensi sia un tema forte in questo momento storico?
La risposta più banale corrisponde alla traduzione letterale della parola stessa, ma in realtà si tratta di una generazione che secondo me cambierà del tutto lo stile di consumo e del bere, cambierà le abitudini nello stile di vita quotidiano, dando un ordine diverso alle priorità. È una generazione che cerca sempre la notizia, la novità ancora meglio se salutare e sicuramente porterà ad un’evoluzione nel mondo del vino.
Cosa significa per te essere alla guida di Agivi e che ideali rappresenta per te questa realtà
Una grande opportunità di crescita per me e di conseguenza per tutto il gruppo, perché ci permette di interagire e partecipare in prima persona a tutti i temi attuali e le sfide che oggi più che mai il mondo del vino sta affrontando. AGIVI per me ha rappresentato, appena sono entrata in azienda 11 anni fa, l’approdo nel mondo del vino, una vera palestra, mi ha insegnato la curiosità di conoscere le variegate realtà al di fuori dei propri confini, mi ha dato l’opportunità di accedere a corsi di formazione e confrontarmi con ragazzi della mia età che vivono ogni giorno le stesse sfide, non guardandoci come compepitor ma come appunto compagni di squadra. Essere alla guida di questa associazione che nel triennio si concentrerà sui temi della sostenibilità, digitalizzazione e innovazione mi dà l’opportunità di poter essere artefice di alcuni cambiamenti. Con la speranza di poter essere una buona guida per il gruppo e, perché no, anche un po’ di ispirazione per i più giovani, proprio come i vecchi presidenti lo sono stati per me.
Inoltre mi sento molto fortunata ad essere stata eletta presidente in concomitanza del triennio del Presidente Frescobaldi in Unione vini e poter far parte del CDA.
Varvaglione punta principalmente ai giovani?
I giovani sono il futuro e la nostra azienda vuole ascoltare il mercato provando a stupirlo ogni anno. La tecnologia secondo noi è un vero e proprio linguaggio che può abbattere barriere e creare un legame diretto con i nuovi consumatori. Allo stesso tempo abbiamo dedicato ai nostri vini più tradizionali e rappresentativi di un territorio una comunicazione che mira più alla costruzione del brand e alla propria perdurabilità puntando ad un target differente.
Sostenibilità nel vino: un modo per riempirsi la bocca o importa davvero alla Next Generation?
La next generation è più sensibile al tema della sostenibilità rispetto alle generazioni precedenti e guarda tutto in un’ottica che mira al benessere dell’individuo come stile di vita, dal bere al mangiare alle vere proprie esperienze che sceglie di vivere. Ma la sostenibilità è la vera sfida per le next generations che lavorano nelle aziende, che hanno il dovere di portare cambiamenti tangibili e migliorativi in un futuro imminente. Ci aspettano degli anni interessanti…
Quanto è importante, oggi, avere un volto in azienda che racconti il brand?
Penso che la coerenza nella comunicazione sia tutto, e avere un volto in azienda che lo possa fare è fondamentale: si da un maggior senso di riconoscibilità e fiducia agli occhi di chi sceglie il brand! Quando si parla in prima persona di fronte ad un pubblico, al proprio importatore o al proprio cliente, si riesci a costruire un’empatia che porta nell’interlocutore la curiosità della conoscenza del brand stesso e la voglia di esserne ambasciatori.
C’è stato qualche “scontro generazionale” da quando sei entrata in azienda?
Se dicessi no…. non sarei credibile. A me piacciono i dialoghi costruttivi, è il modo migliore per far nascere nuove idee, ma si sa che non sempre si trova una linea comune. La cosa più bella è la convivenza di più generazioni che riescono ad intersecarsi e cogliere diverse sfaccettature su diversi fronti, dallo stile di un vino, alla comunicazione alle strategie commerciali.. è una sfida quotidiana che ti porta a dare ogni giorno il meglio di te stesso.
Come i tuoi interessi e i tuoi hobby ti aiutano a dirigere la cantina?
Sin da ragazza lo sport mi ha aiutato a scandire il tempo nelle mie giornate, a dare il ritmo alle mie cose e a ricordarmi di me stessa. È come il metronomo per chi suona il pianoforte. Non potrei farne a meno… Inoltre fare sport è una bellissima palestra di vita, ti insegna a vincere, a perdere… sempre uniti, in squadra!
Importatori, commerciali, gli uomini del mondo del lavoro, ti hanno mai considerato un po’ meno in quanto… giovane e bella donna bionda?
Non appena ho iniziato a lavorare nel mondo del vino, tutte queste caratteristiche sono state un’arma a doppio taglio. Da una parte leggevo una scarsa fiducia da parte del mio interlocutore che spesso e volentieri voleva parlare con un uomo o con il mio superiore, dall’altra pensavano che data la mia giovane età avrebbero avuto “la meglio” commercialmente parlando… e probabilmente sarà anche successo. Ma questo mi ha fatto lavorare moltissimo su me stessa, e anche in questo AGIVI mi ha aiutato molto. La verità è che non mi sono mai sentita una donna in un mondo di uomini, ma una giovane professionista in un mondo che ama, in cui vorrebbe lasciare il proprio “segno”. All’estero è andata sempre un po’ meglio, perché di base si entra nel mondo del lavoro molto giovani, e inoltre la cosa divertente è che difficilmente indovinano la mia nazionalità!
Cosa vorresti dire agli altri vignaioli?
Ai giovani mi piacerebbe dire di osare, di non entrare nei soliti processi standard e omologati, e di cercare all’esterno delle proprie aziende, confronto e sinergie. Ai più grandi non mi permetto di dare consigli, ma semplicemente di dire che guardare da un punto di vista a volte anche più basso può dare una diversa prospettiva o magari visione.