Tenuta Santa Caterina completa la collezione dei grandi vini con un Blanc de Blanc millesimato dedicato al fondatore.
di Giovanna Romeo
Se l’essenza della cantina Tenuta Santa Caterina è rappresentata dagli autoctoni Grignolino, Freisa, Barbera, Nebbiolo, è con l’internazionale Chardonnay, oltre al Sauvignon Blanc, che Guido Carlo Alleva, patron e fondatore, stabilisce il suo stretto e primordiale legame con la Francia vitivinicola. Vitigno da lui molto amato, trova oggi con l’introduzione del metodo classico millesimato GuidoCarlo, il completamento delle espressioni enologiche di una gamma di etichette che sono pura espressione del territorio monferrino di Graziano Badoglio, storico comune dell’astigiano.
Guido Carlo Alleva, milanese, acquisisce nel 2000 la settecentesca Tenuta Santa Caterina tornando nei luoghi dove fin da bambino ha coltivato l’amore per la terra. Qui dopo un lungo e attento percorso rigenerativo della proprietà, della cantina, dei giardini e dei vigneti, frutto di una profonda ricerca storica e culturale, Alleva porta avanti la sua idea di viticoltura. Il rispetto territoriale una coltivazione sostenibile, la vitalità del terreno, sono i principi con cui lavora i suoi 23 ettari di vigneti, attualmente in conversione biologica, per i quali la zonazione ha permesso di scegliere con cognizione di causa i vitigni, i portainnesti e i cloni più adatti alle caratteristiche del terreno per un totale di sei varietà e 60mila bottiglie prodotte.
“Da quando vent’anni fa ho acquistato l’azienda non ho mai usato chimica. Mai – sottolinea Alleva -. Lavoriamo il terreno solo con materia organica. Le vigne ripiantate, quelle che non ho potuto salvare, sono tutte micorizzate, messe nelle condizioni ideali per esplorare il terreno e per questo più forti e capaci di assorbire la sua natura minerale e calcarea, con uno sviluppo vegetativo equilibrato, ma gestito con una tecnica agronomica sapiente dei cicli naturali. L’obiettivo era quello di fare lavorare la biologia della terra su terreni dove per molti anni l’attività biologica è stata addirittura sotto il 2%. Potremmo dire che il nostro modus operandi tende al biodinamico, senza tuttavia averne un approccio dogmatico”.
Si pratica il sovescio, si inseminano miscele di annuali tra i filari per arricchire i suoli garantendo attenzione alla biodiversità, la fermentazione avviene con lieviti indigenti selezionati con il C.R.E.A. di Asti. Ad affiancarlo c’è Luciana Biondo, agronoma ed enologa che dirige la Tenuta: “Tutte le attività che svolgiamo sono in correlazione, finalizzate al rispetto e alla valorizzazione della fertilità biologica del suolo, approccio molto efficace anche in relazione al cambiamento climatico, perché permette all’apparato radicale di essere sempre più forte rispetto alle condizioni di stress, per esempio, idrico”.
Se con i vitigni autoctoni Grignolino e Freisa, Tenuta Santa Caterina racchiude in sé l’autentico spirito della viticoltura piemontese, fatta di vini importanti e da invecchiamento, è con lo Chardonnay che Guido Carlo Alleva va oltre. Un solo punto di partenza, la Borgogna. “È dalla fine del Settecento che, in Piemonte, si coltiva lo Chardonnay – spiega Guido Alleva – e qui trova il suo habitat ideale. Ci sono zone della Borgogna molto simili alle nostre del Monferrato, con terreni ricchi di calcare”. Tre diversi cloni, 76, 95, 809 individuati presso vivaisti francesi della Borgogna tra i 34 certificati come i migliori al mondo, con caratteristiche diverse e complementari che hanno trovato nei suoli bianchi e calcarei della Tenuta la loro casa.
A Salidoro, Chardonnay (75%) e Sauvignon Blanc (25%) coltivati su suoli di origine marina (il nome ne racchiude i caratteri) e Silente delle Marne, lo Chardonnay in purezza le cui uve provengono dal vigneto Maddalena situato a 300 metri di altezza, si aggiunge GuidoCarlo, il Metodo Classico frutto di un percorso di evoluzione del lavoro svolto in vigna. Alleva ama fortemente lo Chardonnay e la sfida di valorizzarlo anche attraverso questa metodologia è stata irresistibile. “Per lo Chardonnay eseguiamo una doppia vendemmia ad ogni annata: se da un lato, infatti, la raccolta delle uve a piena maturazione dona complessità, dall’altro effettuare una selezione anticipata di circa 2/3 settimane, ci garantisce quella freschezza e acidità che siamo convinti essere ideale per la spumantizzazione. Nasce così un altro grande successo, un Blanc de Blanc millesimato, GC 2019, dedicato al Fondatore, un Extra Brut (dosaggio 3 gr/litro) con un tempo di affinamento sui lieviti di 36 mesi, le cui uve provengono dall’unico vigneto Maddalena. “Non pensiamo che il vino sia un’opera d’arte, ma di certo deve essere un’ottima opera d’artigianato, perciò, esattamente come gli artigiani, impariamo lavorando ed è proprio questa la parte più bella”.