Da “La notte prima degli esami” a Hollywood, l’attore non ha dimenticato il primo amore: “Da ragazzo lavoravo in un ristorante nella capitale inglese, il mio capo di allora è diventato il mio socio. Il locale è il palcoscenico, il menu è la sceneggiatura, i clienti sono il pubblico. Gli chef? Tutti italiani”
di Luca D.F.
Nicolas Vaporidis non ha bisogno di presentazioni, grazie al grande successo che hanno riscosso film come “Notte prima degli esami”, “Notte prima degli esami oggi”, “Maschi contro femmine”, “Come tu mi vuoi”. Lo abbiamo visto anche in un film hollywoodiano diretto da Ridley Scott in cui erano protagonisti Christopher Plummer e Mark Wahlberg: “Tutti i soldi del mondo” (che ha incassato 57 milioni di dollari su scala globale). Al cinema il suo ultimo lavoro italiano risale al 2019: “L’agenzia dei bugiardi”. In televisione, nel 2022, ha lavorato in 30 episodi della serie “Tipi da crociera” con Lodovica Comello e ha vinto la 16a edizione dell’Isola dei Famosi.
In questo periodo è nelle sale con il film brasiliano “Fino alla fine della musica”, diretto da Cristiane Oliveira, ma da qualche anno il suo lavoro principale è nel settore della ristorazione: possiede – in società con Alessandro Grappelli – due ristoranti a Londra e uno a Milano.
Come è nata l’idea di aprire un ristorante?
“Ho abitato a Londra 25 anni fa e ho lavorato in un ristorante dove il manager era Alessandro Grappelli, che è diventato mio amico e oggi è mio socio. L’esperto in ristorazione è lui. Abbiamo parlato di aprire un ristorante e lo abbiamo fatto il 22 gennaio 2019 a Londra: ‘Taverna Trastevere’. Io sono nato a Roma e cresciuto a Trastevere e da qui ho tratto ispirazione per il nome. A causa del Covid il 2020 è stato molto duro per il settore della ristorazione, ma a Londra la ripresa è stata più rapida rispetto all’Italia e abbiamo potuto tornare in tempi abbastanza brevi a riempire il locale. In Italia il Covid ha bloccato anche il settore dello spettacolo e questo mi ha spinto a concentrarmi sul ristorante londinese. Non sono il tipo che aspetta che un produttore lo chiami per lavorare. Secondo me, un uomo di 42 anni ha il dovere di rimettersi in gioco quando vede che il settore in cui ha sempre lavorato è in crisi”.
I clienti di ‘Taverna Trastevere’ a Londra sono italiani o inglesi?
“Abbiamo sia clienti italiani che inglesi. I romani da noi si considerano a casa e non solo per la cucina: abbiamo arredato il locale come una vera trattoria trasteverina con le sedie in paglia, i tavoli di legno, le tovagliette di carta, l’ambiente familiare in cui fare quattro chiacchere. Noi ci consideriamo una sorta di ambasciata romana a Londra”.
Nella tua trattoria londinese quali sono i piatti più popolari?
“Il nostro best seller è la pasta alla carbonara. Intendo l’unica, tradizionale carbonara. Non facciamo modifiche su richiesta dei clienti tipo fare la carbonara senza il guanciale. Spieghiamo loro che la carbonara senza il guanciale non esiste. Se modifichi gli ingredienti, stai preparando un altro piatto… Sappiamo benissimo che a Londra ci sono ristoranti che chiamano carbonara piatti con panna, piselli e altro, ma quella non è cucina romana e noi lo spieghiamo ai clienti inglesi. Come i piatti che vanno per la maggiore nei ristoranti cosiddetti italiani a New York: fettuccine Alfredo, chicken Alfredo, chicken parmigiana e simili. Quella non è cucina italiana. I londinesi che scoprono per la prima volta la cucina romana fanno domande sugli ingredienti e noi siamo felici di rispondere, contribuendo a diffondere la nostra cucina. Ad esempio: quando ordinano gli spaghetti con le vongole e chiedono il parmigiano, noi spieghiamo che non è nella nostra tradizione mettere il formaggio sui piatti che contengono il pesce. Gli spaghetti con le vongole sono presenti in tutti i ristoranti di cucina italiana, ma sul litorale romano d’estate sono un piatto popolarissimo soprattutto con le vongole piccolissime, le telline”.
Quali sono gli altri piatti romani che piacciono agli inglesi?
“La pasta cacio e pepe, l’amatriciana e la gricia. Tengo a sottolineare che la pasta è fatta in casa e questo è uno dei nostri punti di forza. Facciamo in casa anche il pane e la pizza. Hanno molto successo anche i saltimbocca alla romana, l’abbacchio al forno, le costolette d’agnello, il supplì (che serviamo come antipasto) e il tiramisù”.
E nel ristorante di Milano?
“Gli stessi piatti tipici che vanno per la maggiore a Londra, anche se l’impostazione dei due ristoranti è diversa. La ‘Taverna Trastevere’ di Londra è una trattoria con 54 coperti. La ‘Taverna Trastevere’ di Milano è più elegante, è impostato in maniera un po’ diversa come ambiente e abbiamo nel menu anche carni di alta qualità come la fassona o l’angus americano, il tortello nero con gambero rosso e lime, i tranci di tonno scottati alla cacciatora (ricetta ideata dal nostro chef). La spigola al sale e la tagliata di fassona non sono piatti romani, ma sono ottimi piatti italiani… In tutti i nostri ristoranti gli chef sono italiani, ma la qualità della cucina non è il solo motivo del successo dei nostri ristoranti”.
E qual è l’altro?
“La passione che mettiamo nel nostro lavoro. Lavorare in un ristorante implica stare a contatto con i clienti e questo ha molte cose in comune con il teatro: il ristorante è il palcoscenico, il menù è la sceneggiatura e i clienti sono il pubblico. Chi decide di passare una serata in un ristorante vuole mangiare bene, ma anche rilassarsi. E’ necessario tenerlo in considerazione quando si lavora, l’obiettivo è fare star bene i clienti. Tutto quello che ho imparato facendo l’attore mi è tornato utile in questo nuovo lavoro. Dal giovedì alla domenica sono a Milano, dalla domenica sera a mercoledì sono a Londra”.
Quali vini proponi nei tuoi ristoranti?
“Nella ‘Taverna Trastevere’ londinese abbiamo il Montepulciano, il Primitivo, il Chianti classico, lo Chardonnay. D’estate sono molto richiesti i bianchi e i rosè. Da Grappelli abbiamo vini più costosi perché, come dicevo prima, l’impostazione del locale è diversa. Nella ‘Taverna Trastevere’ milanese abbiamo 140 etichette: il 95% sono italiane e provengono da tutte le regioni, ma abbiamo anche 7 case francesi, una spagnola e una neozelandese. Lo champagne francese è un’eccellenza e quindi crediamo che sia giusto averlo. Il vino è una scelta molto soggettiva e noi vogliamo dare la possibilità ai nostri clienti di bere il meglio”.
Qual è il tuo vino preferito?
“Il Sauvignon, ma deve essere ghiacciato… altrimenti non lo bevo”.
Low e no-alcol: una moda o un nuovo stile?
“Non so se sia una moda, in fondo i cocktail senza alcol sono sempre esistiti, ma io preferisco gustarmi un buon bicchiere di vino. In Inghilterra esiste il dry January (gennaio secco) perché loro dicono che dopo aver bevuto in abbondanza durante le feste natalizie e di capodanno, non bevono a gennaio. Dicono…”.
Ti rivedremo al cinema in un film italiano?
“Dipende dall’offerta che mi arriva. Se un produttore ha un progetto interessante per me, lo incontro e ne parliamo, magari gustando un buon bicchiere di vino. Il lavoro che svolgo in questo momento mi entusiasma, come mi entusiasmava il lavoro precedente. Magari tra dieci anni mi entusiasmerà qualcos’altro e mi dedicherò a quello.”
Luca D.F.
Giornalista poliedrico ma specializzato in sport e spettacolo, collabora con quotidiani, periodici e riviste online vantando una lunga milizia radiotelevisiva. Ha scritto per Corriere della Sera, Il Giornale, Controcampo, Men's Health Italia, Guerin Sportivo, Jack e Progress.