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Via mari 10

Via Mari 10

Tempo di lettura: 3 minuti

Il vigneto più piccolo del mondo si trova in Emilia Romagna e porta il nome di una storica via. Lo sapevate?

di Clara Maria Iachini

Via Mari 10 è un indirizzo toponomastico, un vino e allo stesso tempo il  vigneto più piccolo del mondo. Sì, avete letto bene, il vigneto più piccolo del mondo. Ci troviamo in Emilia Romagna, precisamente a Reggio Emilia, dove si producono le più note eccellenze della gastronomia italiana, apprezzate in tutto il mondo. Via Mari è una via del centro storico della città, nel vicinato di santa Croce, il cosiddetto quartiere del “Popol Giost”, la zona più autentica della città. La strada è molto piccola, ma ricca di storia e vicende sanguinose: nel 1796 fu teatro di un duello di spade di due medici. Il sopravvissuto, Paolo Assalini, divenne il chirurgo di Napoleone. Nel 1859 Garibaldi in visita alla città, notando una grande folla in festa davanti al Palazzo Signorile del civico 10 si soffermò a guardare. Riconosciuto dalla stessa, venne chiamato a benedire più di cento fanciulli con l’acqua del pozzo che ancora oggi si trova all’interno del cortile del palazzo. Nel 1789 il Palazzo fu sede della Congregazione Generale delle Opere Pie (all’interno sono ancora conservate delle nicchie votive). Una delle sue peculiarità è senza dubbio l’androne da cui si scorge una piccola scala che con i suoi 61 gradini conduce al vigneto posto sul tetto del palazzo. Unico e meraviglioso lo scenario delle viti che si inerpicano verso l’alto cercando il sole.

Il vigneto sopra il tetto si estende per circa 20 metri quadrati; sospeso tra le nuvole ha come confini altri tetti e non vigneti. Concettualmente è una vera e propria installazione artistica che rivede il concetto di terroir, lasciando posto alla creatività e all’originalità dell’impianto piuttosto che alla stessa funzionalità.
Le viti di Sangiovese sono piantate dentro vasi di terra proveniente da tutte le regioni d’Italia, un mix dei principali suoli tra calcare, ghiaia ed argilla, alimentati e concimati con scarti di frutta e uova.

Via Mari 10

Potete dunque  immaginare quanto sia piccola la produzione di vino. Come gioielli rari, “La vigna è maritata all’arte come una conquista”, i due tutori su cui i tralci portano a maturazione l’uva sono due opere d’arte di Oscar Accorsi, artista poliedrico che si muove tra musica, scultura e nuovi linguaggi digitali. Visivamente rappresentano una doppia elica del DNA, ma non sono uguali: uno è il doppio dell’altro.

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“Viste in senso longitudinale, si percepisce la struttura, ma in senso ortogonale, ciò che vediamo è, per i musicisti, la rappresentazione grafica di due onde sonore, coi ventri in fase negativa e positiva. L’ampiezza è uguale nelle due strutture e, visto il rapporto, risultano essere una nota fondamentale e l’altra all’ottava sopra o primo armonico. Questo complesso di elementi armoniosi fa sì che gli acini si esaltino con questa musicalità e quando vengono schiacciati per la pigiatura risuonano, per cui prima di stappare una bottiglia di ViaMari10 bisogna farla vibrare con le note musicali, accostandola alla cassa di un violino, così si potrà assistere allo spettacolo delle onde sonore dentro il vetro che fanno vibrare le molecole organiche addormentate dal lungo invecchiamento. Sebbene si utilizzi la metafora dell’onda sonora, si tratta di considerazioni soprattutto informali, la rappresentazione del vino non è lo scopo ma piuttosto la creazione di una sagoma e di un colore dotati di un suono interno che echeggi con le immagini della raffigurazione del mondo spirituale per causare vibrazioni nell’anima, compatibile all’effetto della musica.” (fonte viamari10)

Dopo la vinificazione il vino riposa in barrique molto particolari; parliamo di due opere d’arte eseguite dallo scultore Lorenzo Menozzi, rappresentazione dell’uomo e della donna. Se siete curiosi di sapere quanto costa una bottiglia, sappiate che alcune annate si aggirano intorno ai 5000 euro per produzioni davvero piccole che contano fino a un massimo di 30 bottiglie.

“Il ViaMari10 è uno psicovino”, così ama definirlo Tullio Masoni il suo visionario produttore.

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