Annate degustate: 1967-1988-2013-2014-2018-2019
Di Ciro Fontanesi in collaborazione con Andrea Grignaffini
Il senso del tempo enoico nel bianchismo italiano potrebbe rappresentare una sfida o forse è solo meno usuale rispetto al rossismo.
L’azienda agricola Valentini da questo punto di vista rappresenta una sospensione del tempo, “il tempo non passa, semplicemente è” dicono i fisici. Metti insieme alcuni appassionati all’Hosteria del Vapore di Bergamo con Stefano Berzi, il senso di ricerca del prodotto di Pietro Sangiorgio, alcuni amici produttori e la giornata non potrà che essere di valore. Bottiglie schierate e degustazione che partirà dall’annata più storica a quella più recente. Come dei moderni Achille in un paradosso “zenoniano” si cerca di rincorrere la tartaruga nel suo lento peregrinare nel tempo senza mai raggiungerla. Così come i degustatori cercano di cogliere il senso di decadi in poche ore: complicato coglierne le varie “pieghe” storiche e culturali. Francesco Paolo Valentini insieme alla sua famiglia conduce l’azienda a Loreto Aprutino, comune italiano con la più alta densità di ulivi. Fiero produttore non sono di vino ma di un olio straordinario grazie alla costruzione per lui e la comunità di un frantoio (che mancava). Olio e vino hanno molto in comune ed entrambi rappresentano per la famiglia Valentini una sfida in questi tempi di cambiamento climatico. Camminando tra le vigne di Colle Cavaliere e Campo Sacro con la loro storia millenaria fatta di popolazioni dedite all’agricoltura, agli scontri, alle battaglie, non si può non essere catturati dalla loro bellezza. Si può ammirare la perfezione della conduzione agronomica con vangature perfette (persino attorno ai pali) e piante sane che saranno protese a produrre una materia prima eccellente e figlia delle condizioni al contorno. Materia prima che non ha bisogno di essere manipolata ma rispettata cercando di tirar fuori ciò che già c’è, nel perfetto stile della maieutica socratica. Tirando la riga e mettendo un uguale dopo questi pochi pensieri c’è solo una parola che viene in mente: artigianalità.Come tutti gli artigiani ha dovuto creare il suo capolavoro (chef d’oeuvre) per poter diventare a tutti gli effetti un maestro. Questo capolavoro si rende liquido ed è rappresentato da tutti i prodotti che l’azienda produce.
1967
Annata storica, calda e con un buon equilibrio di pioggia. 11,35 gradi alcolici. Bottiglia da 0,72 litri. 2328 bottiglie confezionate.
Colore ambra brillante.
Una volta versato e senza agitarlo troppo cambia espressività almeno 4 volte. Scalpita nella sua vivezza, tonalità balsamiche da finocchio selvatico, anice, per poi passare all’agrumato di un pompelmo rosa maturo. Nel tempo si esprime con note di incenso, camino spento, chiudendo nel finale con dolcezze da agrume candito.
Il sorso è sorprendentemente vibrante, ancora accelera sulla corrente acido sapida regalando una sensazione astringente di grande piacevolezza.
Stupisce che la 1967 in etichetta presenti la dicitura “Vino a denominazione di origine semplice” che dal DPR 930/63 recita: “La denominazione di origine semplice designa i vini ottenuti da uve provenienti dai vitigni tradizionali delle corrispondenti zone di produzione, vinificate secondo gli usi locali, leali e costanti delle zone stesse.” Si potrebbe aprire un dibattito sui temi delle parole tradizione, lealtà e semplicità.
Vino che rappresenta la generazione di Edoardo Valentini e la cui anima può essere tradotta dalle parole dell’architetto Gino Coppedè tanto vicino alla famiglia: “Artis praecepta recentis maiorum exempla extendo” (rappresento i precetti dell’arte moderna attraverso gli esempi degli antichi).
1988
Annata piovosa, molto complessa dal punto di vista delle patologie (ragno rosso) e di grandinate tra maggio e giugno.
12,70 gradi alcolici e 5,77 di acidità totale
Colore dorato brillante, alla vista sembra denunciare gioventù da vendere.
Scattante al naso con la zest di lime, il cuore è rappresentato da un agrume (arancia), burro salato, e una scia di polvere pirica.
Ti fermi, riprendi in mano la bottiglia e non ti capaciti che possa davvero avere tutti questi anni. Produrre in una annata così difficile un vino con questa energia è fuori da ogni regola.
Il sorso è pieno, di grande volume che pian piano si assottiglia in sapidità e nel passare del tempo di permanenza nel bicchiere in morbidezza burrosa.
Da qualche anno Francesco stava affiancando Edoardo.
Opera d’arte totale “wagneriana”: summa di tutte le arti che convergono in un luogo.
2013
Annata equilibrata tra sole e pioggia.
Sorvolando gli anni 90 e 2000 ci si ritrova al cospetto di un vino di grande spessore. Verde e blu, erba e mare. Chiaro e scuro, iodato e pietra focaia. Ginestra, fieno, mais e foglia di cappero completano il quadro.
Austero in bocca con una tensione matura che non stanca. Equilibrio tra acidità, sale e corpo.
A questo punto abbiamo attraversato quasi tre generazioni e ci si rende conto che esiste un filo conduttore molto solido e ben saldo tra i 3 vini, segno che questo prodotto è legato indissolubilmente alla sua terra e a chi gli permette di esprimersi per ciò che è.
“La Terra è la mamma del Vino” tuona Loris Follador
2014
Annata fredda e piovosa ed estate non troppo calda
Naso quasi gessoso, esuberante nei toni algidi. Oliva e mango senza spaziare troppo nelle complessità.
Al sorso mostra una droiture da cugino francese in zona fredda. Elettrico con un finale di albedo. Irradiante
2018
Annata complessivamente calda che segue una annata siccitosa ma con la giusta dose di pioggia soprattutto in primavera.
Al naso apre su speziature ammalianti come curry e zenzero, segue in evidenza la pietra focaia, il tutto percepito con grande intensità.
Al sorso un petillant leggerissimo veicola sensazioni e dinamizza la beva. Potente e stabile.
Si può percepire solo un piccolo scorcio di tutto quello che potrà dire in futuro.
2019
Temperature miti fino a Giugno per poi schizzare oltre i 33 gradi verso fine giugno mantenendo costanti le temperature per tutta l’estate. Vendemmia ottimale.
Una grande annata che potrà sfidare il tempo.
Tè verde, camomilla e menta sono solo i prolegomeni di un tema più profondo e complesso.
Sorso di estrema piacevolezza che combina struttura e snellezza. Possenza senza peso. Vino di calviniana impostazione.