Viaggio nell’azienda vinicola a San Colombano, alla periferia del capoluogo lombardo, dove la famiglia Toninelli ha trasformato la tradizione in modernità tra aperitivi in vigna e vendemmie aperte
di Mattia Giangaspero
“In pochi conoscono la storia del nostro piccolo paese, come in pochi pensano che a Milano ci siano vigneti e si produca vino. Se tu provi a dirlo a qualcuno che vive in città, tolti appassionati o intenditori, nessuno ci crede”.
Vuole iniziare così il racconto Lucrezia Toninelli, che insieme a suo fratello Edoardo e a suo padre Giuliano si occupa di agricoltura e sono i proprietari dei Poderi di San Pietro, una delle migliori aziende agricole che producono vino a San Colombano.
Il tempo qui è corso così velocemente che ci sono voluti loro, una famiglia di agricoltori, per fermarlo e raccontarne la storia: una storia che definirla Storia dell’umanità non sarebbe, poi, un grande azzardo.
In questa piccola città, a soli 30 km da Milano, cultura e vino l’hanno sempre fatta da padrone, come un po’ accade in tutt’Italia del resto. Quando chiedi all’estero di raccontare la storia del nostro Paese, ti rispondono solitamente con antica Roma, buon vino, paesaggi mozzafiato e grandi poeti. Non serve allora viaggiare per tutto il territorio nostrano, basta arrivare a San Colombano, perché qui è accaduto di tutto. Dai mammut della Pianura Padana, i primi a calpestare le terre che oggi producono il vino di Milano, agli antichi Romani, i primi produttori di vino del territorio, passando per Petrarca, turista forse per caso del luogo all’epoca abitato dai Visconti. Il poeta quando vide la collina di San Colombano con il suo Castello ne rimase incantato, al punto da descriverla, in una lettera del 1353 per Guido, Arcivescovo di Genova, come un luogo di nobilissime terre.
I Poderi di San Pietro, da quando sono nelle mani dei Toninelli, hanno vinto numerosi premi, come la Rosa d’oro alla guida AIS, i quattro tralci alla guida Viate e il bollo oro e rosso al Merano Wine award. Inoltre sono entrati sia nella classifica di Forbes 100 eccellenze 2021, sia nella guida Gambero Rosso come una delle migliori aziende agricole del territorio.
“Noi come famiglia siamo agricoltori dal 1958 e nel 1998 abbiamo preso in gestione i Poderi, realizzando il nostro sogno e quello di nostro nonno e coincidenza ha voluto che l’azienda si chiamasse proprio come lui: Pietro”, continua il racconto Lucrezia.
I Poderi di San Pietro si sono sempre voluti distinguere dalle altre aziende vinicole del territorio.
Sin dal 1998, l’obiettivo è stato quello di puntare sulla qualità, investendo in tecnologie di produzione del vino innovative per i tempi e che solo da alcuni anni sono diventate la normalità.
È una delle poche aziende del territorio dove la gestione interna va dalla vigna, alla produzione e all’imbottigliamento del vino, fino alla vendita.
“San Colombano è una zona dove il vino si è sempre fatto, anche se, 20 anni fa, era principalmente vino da tavola. Noi facemmo installare subito delle vasche termocondizionate, dove puoi controllare le varie temperature raggiunte dal vino. Inoltre, in azienda utilizzavamo già un filtro che permetteva un recupero del mosto così da ottenere, dopo la prima spremitura, il mosto fiore, che solitamente è il più pregiato e, poi, usiamo l’azoto per saturare la capacità delle vasche dove lasciamo il vino in modo che lo stesso non stia troppo a contatto con l’aria e non si ossidi”.
I Poderi di San Pietro con il passare degli anni sono sempre stati attenti anche a preservare la biodiversità delle loro terre.
“Gestiamo 60 ettari di terra, 50 per la produzione del vino, mentre i restanti 10 sono rimasti come area boschiva perché, con il bosco, volevamo anche recuperare quel poco che inquiniamo. Siamo attenti a preservare la natura del luogo. L’azienda energicamente è green al 100%, è alimentata solo con pannelli solari. Non utilizziamo pesticidi che si disperdono nell’ambiente, ma solo prodotti che vanno sulla pianta per evitare che la stessa si ammali. Inoltre, per le potature stagionali o il periodo della vendemmia, il lavoro è tutto manuale. Questa è stata una nostra scelta per utilizzare sempre meno attrezzature che inquinano l’ambiente”.
I Poderi di San Pietro non sono solamente un’eccellenza del luogo. All’interno dei loro vigneti, oltre alle vite di Lucrezia, del fratello Edoardo, del padre Giuliano e del resto della loro famiglia, c’è un altro pezzo di storia da dover raccontare.
“Era il 2000 e avevamo deciso di aprire una cantina per far sì che i vini rimanessero sempre al fresco, ma dopo solo qualche metro di terreno scavato, ci siamo ritrovati di fronte a un osso molto grande, fuori dal normale. Abbiamo chiesto alla forestale di svolgere le analisi per capire di cosa si trattasse e non potevamo crederci… Era un osso di mammut, cucciolo o adulto che fosse, ma la certezza è che si trattava di un mammut lanoso, una specie che possedeva uno strato di pelliccia molto folta per combattere il freddo della Pianura Padana. Da allora, custodiamo l’osso in una teca ed è in esposizione.
Inoltre, abbiamo realizzato anche un vino rosso, un blend tra Syrah e Merlot, in onore di questa scoperta e lo abbiamo chiamato proprio Mammut”.
Oltre al Mammut, i Poderi di San Pietro si distinguono per altre tipologie e varietà di vino. Sono 15 le etichette in produzione e si va dallo Chardonnay, al Pinot nero e grigio, fino al Cabernet.
“Abbiamo vigneti come la Barbera, l’uva rara o la verdea. La nostra strategia è quella di diversificare la produzione così da soddisfare una clientela molto vasta e questo ci permette di lavorare meglio sulle nostre riserve rendendole sempre più qualitative”.
A proposito di Storia. Non finisce qui. Ci sono altri due vini a cui la famiglia Toninelli è molto legata. Il vino rosso dei Poderi chiamato Monastero di Valbissera, un blend tra croatina, Barbera e uva rara, lasciato in affinamento per 3 anni in barriques di rovere francese, racconta la storia del Monastero di San Colombano. Si tratta di un monastero Benedettino del 1800, luogo di culto adesso abbandonato, ma ricco di affreschi e le uve per fare questo vino vengono raccolte proprio in una zona della collina molto vicina a questo monastero.
E poi c’è l’Archaan, un vino aranciato che fa macerazione sulle bucce d’uva, tolte successivamente. Il vino, un pinot grigio, prende il nome dal cavallo di Lucrezia, un cavallo sauro color mattone. Infatti, anche sull’etichetta del vino è stato disegnato un cavallo arancione.
Dalla Storia, passiamo all’innovazione dei vini targati Poderi di San Pietro.
“Abbiamo lanciato a settembre 2023 la nostra linea Milano. Si tratta di vini per tutti i giorni che proponiamo con i nomi di varie zone di Milano: Navigli, Brera, La Scala o Sforzesco. L’idea dei nomi nasce per rendere più riconoscibile il fatto che anche Milano ha i suoi vini e così speriamo di avvicinare più persone a questo mondo”.
“Come tipologie di vini futuri, invece, avremo un nuovo spumante che uscirà nel 2026, dedicato a mio papà che dirige tutta l’azienda ed è realizzato con metodo classico: vorremmo riprendere le sue iniziali e chiamarlo GT “.
L’attività dei Toninelli, però, non si conclude con la sola produzione del vino. L’interesse è sempre stato anche quello di avvicinare il consumatore a questo mondo e, per farlo, hanno iniziato a realizzare proprio durante il Covid le prime aperivigna tra le loro terre.
“Quando non si poteva andare nei bar ed era tutto chiuso, abbiamo avuto questa idea. Inizialmente siamo partiti con dei bancali e delle balle di paglia, venivano poche persone, molti amici a mangiare e bere vino. Dopo poco tempo, però, abbiamo notato come tutti fossero interessate sempre di più al nostro vigneto e alla produzione vinicola. Questo ci fa capire che anche il consumatore è cambiato: quando sai cosa c’è nel bicchiere ti senti più tranquillo.
Nel giro di pochi mesi, l’idea è diventata un trend di tutto il territorio e adesso non siamo più gli unici a fare gli eventi, ma noi siamo rimasti legati alla nostra idea iniziale. A settembre, poi, organizziamo una piccola vendemmia per il pubblico. Chi viene da noi può direttamente raccogliere l’uva e portarsela a casa. Durante questa esperienza, spieghiamo che tipo di uva è stata raccolta e come viene coltivato il terreno. In inverno, invece, si può visitare la cantina, fare una degustazione guidata e capire le differenze tra le varie tipologie di vino.”
I Poderi di San Pietro sono un connubio tra la storia e la tradizione del luogo, ma allo stesso tempo l’obiettivo della famiglia, come si evince dal racconto di Lucrezia, è quello di non rimanere attaccati al passato, ma evolversi venendo incontro alle esigenze del consumatore. Questo messaggio lo si coglie in diversi momenti del racconto. Dai macchinari super tecnologici, poi divenuti oggi la normalità passando per l’aperivigna, i primi della zona, ma adesso non più gli unici. Emerge la convinzione di non voler cambiare per i trend, ma di essere sempre se stessi dando valore al proprio prodotto; quello che cambia, invece, è solo il modo di avvicinarsi al consumatore.
In futuro Lucrezia ed Edoardo, la terza generazione dei Poderi di San Pietro, hanno due sogni da realizzare.
“Vorremmo farci conoscere più all’estero. Abbiamo in programma tante fiere. A luglio andiamo a Monaco di Baviera per un’esposizione dove partecipano solo 40 aziende italiane e noi siamo stati selezionati grazie ai vari premi che abbiamo vinto negli anni precedenti. Il secondo sogno è quello di realizzare un nostro shop direttamente in città, a Milano, oltre che continuare con le nostre aperivigna durante l’estate o con altri eventi più invernali”.
Mattia Giangaspero
Giornalista professionista che parla di ambiente calcio e sostenibilità alimentare. Ha
conseguito la laurea in Linguaggi dei Media e il Master di Giornalismo a Stampa, radiotelevisivo e multimediale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.