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Francesco Allegrini

Il nuovo corso del Valpolicella, con Francesco Allegrini al timone della omonima azienda viticola

Tempo di lettura: 7 minuti

Una narrazione avvincente che abbraccia innovazione, tradizione, sostenibilità e passione nella next generation di una delle più storiche famiglie del vino made in Veneto

di Camilla Rocca

Un cambiamento epocale quando, improvvisamente, Marilisa Allegrini, da sempre volto dell’omonima azienda viticola e sorella dei fondatori Walter e Franco, ha venduto le sue quote a Francesco, Giovanni e Matteo che, con la cugina Silvia, sono diventati i nuovi titolari. Oggi Francesco Allegrini che rappresenta la settima generazione di una delle famiglie più importanti a livello vinicolo della Valpolicella, attiva fin dal XVI secolo, è il nuovo CEO di un’azienda il cui nome riecheggia nella storia di Verona e del Vinitaly.

Cos’è per te la Next Generation nel mondo del vino? E perché pensi sia un tema così forte in questo momento storico?

La Next Generation nel mondo del vino rappresenta soprattutto un’evoluzione nell’approccio e nella leadership all’interno del settore. Oggi, molti dei cosiddetti “giovani” sono già attivamente coinvolti nella gestione aziendale, come nel nostro caso, e quindi sono il presente più che il futuro. Credo che la maggior parte di noi sia determinata a introdurre nuove idee e prospettive nel settore promuovendo valori come la sostenibilità, l’innovazione e la qualità, ma senza dimenticare il rispetto per l’identità storica e familiare delle proprie aziende. Questo tema è particolarmente rilevante oggi, dato che il settore vinicolo sta attraversando una fase di trasformazione, con un’enfasi crescente sulla sostenibilità ambientale, sulle pratiche agricole etiche e sull’adozione di nuove tecnologie per combattere i problemi dati dalla crisi climatica.

Quanto è importante, come nel tuo caso, aver fatto la gavetta in azienda prima di arrivare a posizioni apicali?

Ritengo che fare la gavetta in azienda sia fondamentale per comprendere appieno ogni aspetto del business vinicolo. Io ad esempio ho ricoperto la posizione prima di Area manager e poi di Market Manager per il mercato estero.

Attraverso questa esperienza si acquisiscono conoscenze pratiche, si impara il valore del lavoro di squadra e si sviluppano competenze che sono essenziali per guidare l’azienda in posizioni apicali. Allo stesso tempo però, credo che sia anche importante fare esperienze diverse e uscire dalla “comfort zone” per ampliare le competenze e poi tornare magari con soluzioni e idee innovative da adattare al proprio ambito lavorativo. Nostro padre Franco ci ha spinti sempre a viaggiare e a lavorare in realtà diverse. Io e i miei fratelli, ad esempio, abbiamo avuto esperienze all’estero. Io, in particolare, ho aperto anche una società di import/export di prodotti italiani nei Paesi scandinavi che è ancora attiva. La decisione di tornare alla base per lavorare nell’azienda di famiglia è sempre stata nostra.

Sostenibilità nel vino: un modo per riempirsi la bocca o importa davvero alla Next Generation?

La sostenibilità nel settore vinicolo è cruciale e va oltre il mero marketing o la mera comunicazione. Rappresenta piuttosto una reale responsabilità nei confronti del nostro pianeta e delle generazioni future. Questo impegno è stato sempre una priorità per la nostra famiglia: mio nonno, mio padre e i miei zii si sono confrontati tutti con questa esigenza, cercando alternative ai trattamenti in vigna e lavorando per garantire una qualità superiore attraverso scelte coraggiose, come la concentrazione dei vigneti in collina. Questa decisione, in passato considerata audace, si è dimostrata vincente nel tempo, diventando

una caratteristica peculiare della nostra azienda. Per la nuova leadership di Allegrini la sostenibilità non è un’opzione, ma un imperativo morale e aziendale che permea ogni aspetto, non solo ambientale, ma anche sociale e produttivo. Ci assumiamo il compito di adottare le più avanzate innovazioni tecnologiche per garantire che questo impegno sia costantemente mantenuto e sviluppato nel tempo.

La nostra azienda a questo proposito è certificata Equalitas, attestato che garantisce la sostenibilità del vino e della filiera agroalimentare in generale, mentre il protocollo Biodiversity Friend attesta l’utilizzo di un’agricoltura etica e rispettosa della biodiversità, del territorio. Nel 2023 Allegrini è stata anche premiata con la certificazione Beekeeping, volta a garantire la tutela degli insetti impollinatori: sono infatti 15 le arnie presenti in tutti i vigneti di proprietà. Dulcis in fundo, il nuovo centro produttivo Tenuta Merigo, che si concretizzerà nel 2027, avrà al suo ingresso anche un bosco didattico di 1000 metri quadri, aperto ai visitatori, al cui interno ci sarà un vigneto didattico, una parte destinata a specie arboree anche rare e una parte destinate alle api.


Quanto è importante, oggi, avere un volto in azienda che racconti il brand?

Avere un volto in azienda che racconti il brand è estremamente importante in un’epoca in cui la trasparenza e l’autenticità sono valori fondamentali per i consumatori. Il volto dell’azienda rappresenta la sua identità, i suoi valori e la sua storia. Permette ai consumatori di connettersi emotivamente con il brand e di sentirsi coinvolti nella sua narrazione. Nel nostro caso preferiamo avere più volti perché il team deve raccontare quella che è la vera essenza dell’azienda in modo esemplare e uniforme.


C’è stato qualche “scontro generazionale” da quando sei entrato in azienda?

Sì, c’è stato uno scontro importante perché l’azienda era molto radicata all’identità della famiglia e invece il nostro progetto è quello di provare a renderla un’azienda più moderna gestita da manager con dipartimenti e procedure ben definite. Tuttavia, questi scontri hanno spesso portato a discussioni costruttive e a un arricchimento reciproco. Bisogna imparare a valorizzare le nostre differenze e a trovare un terreno comune su cui costruire il futuro. Detto questo, la nostra azienda è guidata da una governance che ha in media meno di 40 anni e la squadra nel suo complesso è formata sia da manager esperti che da nuove leve con visioni fresche e innovative, volte a portare valore aggiunto.


Come avete deciso di dividervi le mansioni con gli altri fratelli? È complicato lavorare “in famiglia”?

Lavorare in famiglia può essere a volte complicato, ma al tempo stesso anche gratificante. Allegrini è e rimarrà un’azienda a conduzione familiare. Il nostro desiderio è quello di accompagnarla in un processo di cambiamento, da padronale a manageriale, che metta al centro il lavoro di squadra e abbracci un’innovazione continua, più che quello di imporci come singole figure all’interno di essa. Siamo tutti brand ambassador dell’azienda e la divisione delle mansioni con i miei fratelli, Giovanni e Matteo, e mia cugina Silvia è avvenuta in modo naturale, sulla base delle nostre competenze, dei nostri interessi e delle nostre aspirazioni individuali. Io oggi ricopro il ruolo di Amministratore Delegato dell’azienda, di cui gestisco anche gli aspetti istituzionali ed esecutivi. Giovanni, in quanto Supervisore della Ricerca e Sviluppo, analizza i processi produttivi al fine di renderli sempre più efficaci e vigila sulla qualità del prodotto. Matteo, in quanto Responsabile Export, cura i rapporti con l’estero attraverso viaggi di rappresentanza in tutto il mondo al fine di promuovere l’azienda come eccellenza italiana. Silvia, infine, è Responsabile delle Comunicazioni Esterne e si occupa anche dell’ospitalità in cantina.


Importatori e commerciali, ti hanno mai “considerato meno” in quanto giovane? E all’estero?

Sì, è capitato che alcuni importatori o commerciali mi abbiano sottovalutato a causa della mia giovane età. Tuttavia, ho affrontato questo pregiudizio con umiltà, impegnandomi a dimostrare il mio valore attraverso il duro lavoro, la competenza e i risultati ottenuti. Ho lavorato sodo per guadagnare la fiducia e il rispetto dei miei colleghi e dei partner commerciali. Dopo la laurea ho iniziato il mio percorso professionale come Brand Ambassador, per poi diventare Area Manager in Italia. Successivamente, ho affiancato il nostro importatore in Svezia, dimostrando che l’età è solo un numero e che ciò che conta veramente sono la determinazione e la competenza.

Cosa vorresti dire agli altri vignaioli? Un consiglio su come migliorare che noti spesso nei colleghi?

Non so se sono la persona giusta per dare consigli, piuttosto vorrei riceverne qualcuno dagli altri vignaioli, visto che siamo gli ultimi arrivati e siamo anche piuttosto giovani. Il mondo del vino è in costante mutamento e adattarsi alle nuove tendenze del mercato è fondamentale per rimanere competitivi. Se proprio devo dire qualcosa, vorrei condividere il prezioso insegnamento che nostro padre Franco ci ha tramandato: investire nella formazione, nell’innovazione tecnologica e nella ricerca è la chiave per il successo. Il suo impegno in questo senso si è concretizzato nella fondazione dei due centri di appassimento “Terre di Fumane” in Valpolicella. Oggi Allegrini continua a sostenere iniziative di formazione giovanile, come le borse di studio in collaborazione con l’Università di Verona. In partnership con Guggenheim Intrapresae, inoltre, stiamo investendo in progetti culturali attraverso cui restituire qualcosa al nostro territorio, alla luce anche della sua connessione profonda con il settore vinicolo, riconoscendo l’importanza di contribuire al benessere delle comunità che ci circondano.

 

In Veneto la Next Generation del mondo del vino è unita?

Nel panorama vitivinicolo della mia area, la Valpolicella, sento chiaramente un forte senso di comunità e collaborazione tra le nuove generazioni di viticoltori e produttori di vino. Personalmente, credo che questa coesione sia molto più presente rispetto al passato. Con loro ci troviamo regolarmente per affrontare questioni lavorative. Organizziamo degustazioni, scambiamo idee e affrontiamo insieme le sfide e le opportunità del settore, abbiamo persino un gruppo su Whatsapp per scambiarci comunicazioni last minute. Anche se vi sono differenze individuali e varie prospettive su come affrontare certe questioni, l’atmosfera generale è caratterizzata da un reciproco sostegno e dalla condivisione di conoscenze.

 

Perché hai deciso di continuare la tradizione di famiglia?

La decisione di lavorare per Allegrini è stata dettata da diversi motivi profondi. Innanzitutto, c’è stato un forte legame emotivo con la storia familiare e il territorio di origine, che ha suscitato un profondo senso di appartenenza, oltre all’importanza di preservare e valorizzare le radici. Quando mio padre ci ha lasciati, io già lavoravo in azienda, quindi è stato naturale per me assumere un ruolo più attivo e responsabile. Inoltre, ho sempre avuto un profondo rispetto per il lavoro che hanno fatto i miei genitori e le generazioni precedenti e ho sempre voluto dimostrare di essere alla loro altezza. Sicuramente sarà difficile superarli in ciò che hanno fatto, ma almeno vorrei dimostrare di meritarmelo. La mia passione per il mondo del vino, infine, ha giocato un ruolo fondamentale nel rafforzare la mia decisione. L’idea però è stata sempre quella di farlo con un’attenzione particolare all’innovazione nello sviluppo e negli investimenti, con l’obiettivo di infondere nuova vitalità all’azienda, affinché possa continuare a prosperare e a crescere.

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Camilla Rocca

Una passione per il mondo del vino che parte dalle origini, si è allargata all’enoturismo e ai racconti delle persone, di quei volti, quelle mani, delle storie che sono dietro alla vigna

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