Appena 47 domande su 63 soddisfano i requisiti della Commissione ministeriale: oltre 12 milioni di euro su 25 stanziati rimangono nelle casse dello Stato
di Redazione
È stata pubblicata sul sito del Ministero delle Politiche Agricole (ora della Sovranità Alimentare) la graduatoria dei soggetti ammessi al contributo pubblico relativo al Decreto direttoriale n 302355 del 7 luglio 2022 (link)
Un fondo – del quale avevamo già trattato sulla nostra testata (leggi l’articolo)- fortemente voluto dall’ex Sottosegretario al Mipaaf e attuale Vice Presidente del Senato Gian Marco Centinaio che nasceva con l’obiettivo di dare la possibilità ai Consorzi di Tutela dei vini italiani di potere presentare progetti di promozione, comunicazione e divulgazione per il mercato italiano con un minimo importo di 100.000 e un massimo importo di 500.000 euro con un contributo pubblico del 90%.
Una misura decisamente attrattiva, che avrebbe consentito a molti consorzi e alle loro aziende associate di poter avere una copertura quasi totalitaria di investimenti, quali la presenza a grandi eventi e fiere, la realizzazione di campagne pubblicitarie ma anche la semplice attività di rifacimento del sito web del consorzio o la revisione dell’immagine coordinata (elemento di particolare utilità soprattutto per i consorzi più piccoli).
Com’è andata dunque?
Dalla graduatoria pubblicata lo scorso 28 Ottobre risultano approvate solo 47 domande su 63 presentate con un importo complessivo concesso di appena 12.654.591,74 euro sui 25 milioni a disposizione.
Al netto delle domande bocciate (scorrendo la graduatoria non sfugge la rilevante assenza di qualche denominazione particolarmente illustre) è interessante constatare i punteggi assegnati dalla Commissione di Valutazione ai singoli progetti, che hanno portato alcune domande ad ottenere un contributo allineato a quanto richiesto e altre ad ottenere pesanti ridimensionamenti.
Com’è possibile che una misura apparentemente così attrattiva non abbia ottenuto un riscontro più consistente soprattutto in un anno difficile come il 2022 nel quale queste risorse per la promozione sarebbero state ancora più preziose per i consorzi e per le migliaia di cantine consorziate?
Sicuramente il periodo intercorso tra il Decreto Ministeriale (24 Marzo) e la pubblicazione del Decreto Direttoriale che specificava le modalità e i termini per la richiesta del contributo datata 7 Luglio (con scadenza per la presentazione dei progetti l’8 Settembre) non ha agevolato la costruzione delle progettualità. Un ritardo dovuto ad alcune eccezioni sollevate da Bruxelles al Ministero, questione che non sorprende e che va inquadrata in una fase caratterizzata da un forte intento ostativo nei confronti della promozione vinicola da parte dell’UE.
Probabilmente anche i requisiti – a partire dalla modalità di presentazione delle domande – hanno privilegiato i consorzi caratterizzati da una struttura e da professionalità più verticali legate alla comunicazione o che si sono rivolti a consulenti più performanti. La differenza sostanziale tra questa misura ed altri fondi a supporto del mondo vitivinicolo è, infatti, incentrata su un requisito di base, ovvero un’elaborazione progettuale che parta dai dati relativi al posizionamento e alla rappresentatività della struttura proponente, con descrizione del contesto di riferimento, degli indicatori di prodotto (attività proposte) e degli indicatori di risultato, ovvero gli obiettivi che si intendono raggiungere attraverso l’esecuzione delle attività programmate.
Era dunque la strategia generale di progetto, che coniuga i dati di rilevazione del mercato con gli obiettivi fissati, ad essere determinante per una valutazione positiva.
Alla luce dei risultati viene anche da chiedersi se l’intento di porre un massimale di 500.000 euro alle richieste delle singole denominazioni – intento ovviamente positivo che aveva come obiettivo una ripartizione del fondo equa che non avvantaggiasse eccessivamente i consorzi più grandi e strutturati – abbia colto una reale fotografia del mondo consortile italiano.
Tempi troppo brevi per la costruzione delle progettualità tra la data del decreto direttoriale e quella della presentazione dei progetti? Assenza di professionalità interne ad alcuni Consorzi in grado di gestire progettualità con una componente strategico-comunicativa? Mancato ricorso a consulenti esterni con competenze specifiche?
Basti pensare all’importanza che la promozione dei consorzi riveste per le piccole cantine di filiera per definire il risultato di questa misura un’occasione persa per decine di denominazioni e migliaia di cantine.
Queste considerazioni, insieme agli oltre 12 milioni non distribuiti dalla misura, passano alla valutazione del nuovo Ministero della Sovranità Alimentare guidato da Francesco Lollobrigida.