Quando l’eccellenza punta alla sostenibilità: il Sant’Eustachio Sauvignon Nepis e il rinascimento di Nervesa della Battaglia

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Il progetto di Giusti Wine ha portato alla ristrutturazione di un’abbazia: è frutto di una visione circolare, in grado di contribuire alla salvaguardia del territorio con vitigni a basso impatto ambientale e di promuovere il patrimonio storico trevigiano

 di Camilla Rocca

La valorizzazione del territorio è un atto che riporta l’uomo alle sue origini, permette un ritorno al passato, stringendo quella relazione con la natura che si perde nell’immaginario dell’infanzia di ognuno di noi.
Si tratta di un processo che permette di salvaguardare le specificità della terra, contribuendo alla promozione di quelle eccellenze ad essa legate che possono diventare un vero e proprio tratto distintivo, un’icona di sostenibilità. Queste sono le ragioni e i capisaldi etici del pensiero di Ermenegildo Giusti e del suo progetto Sant’Eustachio, un vino prodotto con uve Sauvignon Nepis, grazie ad un importante investimento di 80 milioni di euro in poco più di 20 anni. Questo con lo scopo di trasformare Nervesa della Battaglia in un modello di bellezza e civiltà.

Una visione di fondo che si pone l’obiettivo di far scoprire la provincia trevigiana tramite modelli di produzione enologica sostenibile. Il successo di quella che è stata fino ad oggi una “viticoltura ragionata” è testimoniato dal fatto che nei territori che circondano Nervesa della Battaglia siano tornate le lepri a zampettare e i rapaci e le pernici a librarsi in volo. Immagini che ormai non erano che memorie sbiadite negli album dei ricordi degli abitanti del posto.

Tuttavia nonostante tale successo, il progetto della Giusti Group of companies non si arresta puntando ad un obiettivo ancora più ambizioso: l’adozione di vitigni Piwi per limitare l’uso di trattamenti e calpestamento del suolo. Si tratta di un sistema di viticoltura che, oltre ad avere un basso impatto ambientale, riduce in maniera netta i costi di gestione per ettaro.
Un progetto quindi che lega la sostenibilità ambientale e la cura del territorio alla sostenibilità economica, così da garantire concretezza ad una progettualità di lungo periodo.

Il Sant’Eustachio Sauvignon Nepis: il frutto più puro dei vitigni Piwi

Ma ritornando alla visione di Giusti, il suo fiore all’occhiello è oggi rappresentato dal Sant’Eustachio, un vino nato da uve Suvignon Nepis, una varietà a bacca bianca frutto dell’incrocio tra Sauvignon e Bianca.

Si tratta di un prodotto fermentato a temperatura controllata tramite appositi lieviti, conservato per lungo periodo a contatto con gli stessi in fase di post fermentazione ed agitato periodicamente fino alla preparazione per l’imbottigliamento.

Tramite questi processi il Sant’Eustachio acquisisce un sapore inconfondibile, intenso ed elegante, in grado di esaltare tutti gli aromi in esso contenuti dal lime all’ananas, dal pompelmo rosa al cedro, alla mentuccia, al basilico e al sambuco. E ciò che rimane sulla punta della lingua dell’assaggiatore è una fotografia del territorio in cui questo vino è prodotto, un sapore agrumato e, soprattutto, vegetale. Un sapore che rimanda a quella natura tanto rispettata e onorata dai vitigni Piwi.

Il Sant’Eustachio non è che la ciliegina sulla torta di un progetto più vasto che è stato in grado di valorizzare e far conoscere la provincia trevigiana tramite una valorizzazione sostenibile delle proprie eccellenze e che ha portato al restauro dell’Abbazia omonima e alla realizzazione della cantina ipogea, sviluppata su cinque piani e immersa tra boschi di castagni, querce e acacie. Il risultato finale di un progetto circolare pensato da Ermenegildo Giusti che, ruotando attorno ai capisaldi della sostenibilità e della cura per il territorio, ha portato alla nascita di questo vino e alla riscoperta di un patrimonio enologico, artistico, storico e naturale divenuto meta per migliaia di visitatori.

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Camilla Rocca

Una passione per il mondo del vino che parte dalle origini, si è allargata all’enoturismo e ai racconti delle persone, di quei volti, quelle mani, delle storie che sono dietro alla vigna

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