Il gruppo Facebook nato nel 2019 diventa un progetto ufficiale con un collettivo di 10 membri, tra cui i fondatori.
di Giovanna Romeo
Il 15 settembre, una collegiale di viticoltori bordolesi “alternativi” nata nel 2019 prima come gruppo social creato dall’enologo Jean-Baptiste Duquesne di Château Cazebonne (Graves), è divenuta ufficialmente Union des Vignerons Bordeaux Pirate. Le reazioni positive del pubblico e dei colleghi viticoltori seguite nel corso di questi anni, hanno spinto il gruppo a perseguire il riconoscimento ufficiale.
La notizia restituita da Decanter riporta la testimonianza di Duquesne: “L’idea è nata da me e dal mio amico Laurent David dello Château Edmusa a Saint-Émilion che mi ha suggerito l’idea del nome “pirata”. Così, a dicembre 2019, ho creato un gruppo Facebook chiamato ‘Bordeaux Pirate’ per mostrare come Bordeaux può essere diversa“. Secondo l’Union des Vignerons, i produttori bordolesi non convenzionali hanno poche possibilità di farsi notare, parlare o scambiare opinioni con le associazioni come il Bordeaux Syndicat, mentre i sistemi di classificazione della regione sono aperti solo a coloro che rispettano i criteri stabiliti dalla struttura della denominazione di Bordeaux. L’Union des Vignerons Bordeaux Pirate nasce con l’obiettivo di associare produttori di vino alternativi e innovativi: “le cose a Bordeaux sono statiche, abbiamo vini standardizzati e stereotipati. La nostra parola chiave è innovazione”, ha affermato Duquesne, la cui cuvée di Cabernet Franc e Sauvignon Blanc co-fermentata e il lavoro con uve bordolesi dimenticate, sono esempi di attività considerate “come una sfida allo status quo. Qualsiasi cosa nuova per noi è interessante. Potrebbe essere il packaging, lo stile del vino, il modo in cui si lavora in azienda o si comunichi al pubblico“.
Una sfida che l’Union vuole vincere offrendo ai produttori alternativi una piattaforma collettiva per comunicare con i professionisti e con il pubblico. “L’unico modo che ho per far degustare i miei vini da un giornalista è inviarli al Syndicat, ma posso farlo solo se sono etichettati con una denominazione (cosa che non lo sono). A Bordeaux devi essere conformista, non hai altra scelta– riferisce Duquesne – Questo sarà l’unico modo per i produttori di vino nuovi e innovativi di far degustare i loro vini“.
Il collettivo di produttori si è presentato per la prima volta al pubblico e al settore nel gennaio 2020, quando hanno partecipato come espositori alla fiera Wine Paris. La pandemia ha sospeso le attività e rinviato la presenza al 2022 dove hanno raddoppiato le dimensioni dei propri stand facendo al contempo richiesta di status ufficiale.
Il gruppo ha oggi più di tremila membri, mentre il collettivo conta 10 produttori ufficiali, tra cui i fondatori Laurent Cassy di Château Chillac e Fabien Lapeyre di Château La Peyre, così come gli stessi Duquesne e David. “Tutti i vini dei pirati porteranno il nostro logo, ma ci stiamo ancora lavorando perché non ci è permesso usare la parola “Bordeaux” su di esso“, ha detto Duquesne.
A differenza di altre organizzazioni, la Pirate Union non si occupa di metodi o filosofie di produzione specifici. Si impegna invece a concentrarsi sull’identità personale e sull’innovazione mantenendo i suoi membri il più aperti possibile. I criteri saranno definiti entro ottobre, quando il gruppo ha in programma di ospitare la sua prima giornata formale di degustazione e giudizio.