Un’annata folle che stravolge le previsioni, anticipa la raccolta al Nord Italia e la posticipa al Sud, spaccando di fatto anche il Paese delle vendemmie eroiche in due, nel resoconto reso noto dal Cervim.
di Francesca Lorenzoni
Sono le terrazze incastonate nella montagna valtellinese, sono i vigneti tra i più alti d’Europa con pendenze che non faticano ad arrivare al 100% della Valle d’Aosta, sono i pendii impervi dei Colli di Candia e gli strapiombi a picco sul mare della Costiera Amalfitana, sono i fianchi del vulcano Etna. Questi sono, alcuni, degli scenari delle vendemmie eroiche. I veri e propri eroi sono i viticoltori che, anno dopo anno, affrontano una sfida aperta contro condizioni ambientali estreme, fatica e sudore e che quest’anno, come se non bastasse, hanno dovuto fare i conti prima con la difficilissima reperibilità delle materie prime, con il rincaro dell’energia e la mancanza di personale poi e, dulcis in fundo, con un’estate caratterizzata da siccità e caldo estremi. Adesso, c’è chi è già partito e chi ai blocchi di partenza, è tempo di vendemmia.
Il Cervim (Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana) ha fatto il punto con un resoconto di vendemmie eroiche da nord a sud, situazioni in cui l’impatto del cambiamento climatico resosi evidentissimo nelle scorse settimane è stato talvolta mitigato dalla grande biodiversità che questi aspri territori posseggono. Vediamo ora nel dettaglio le situazioni fotografate dal Centro di Ricerca valdostano.
Valle d’Aosta
Per una metà del vigneto valdostano quest’estate si è dovuti ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare una produzione che, comunque, a causa del caldo e della siccità, registra un calo a livello regionale del 30%. La vendemmia qui è partita con 20 giorni di anticipo.
“La quantità è in calo in tutta la Valle d’Aosta” – sottolinea Stefano Celi, presidente Cervim e viticoltore – “chi ha potuto fare irrigazione di soccorso non ha subito diminuzioni significative di prodotto, per chi non ha avuto questa possibilità, specialmente nei terrazzamenti e gradoni dove c’è un minore drenaggio, le produzioni sono davvero scarse. Per quanto concerne la qualità dovremo attendere l’uva nelle vasche. L’anticipo della vendemmia è intorno alle tre settimane: per il vitigno Blanc de Morgex, coltivato ad altitudini elevate, già si vendemmia da fine agosto; mentre il Petit rouge (Torrette e Chambave), si vendemmierà da metà settembre”.
Valtellina
Si deve ancora pazientare per la Chiavennasca (Nebbiolo), ma è comunque previsto di iniziare a vendemmiare in anticipo. Anche qui si registra un calo – in questo caso stimato del 20% – della produzione. “La siccità ha interessato anche i vigneti della Valtellina” – conferma Danilo Drocco, presidente Consorzio Vini Valtellina e direttore della cantina Nino Negri – “le poche piogge che ci sono state, sono state subito asciugate dal vento e dalle alte temperature. Inoltre, nei terrazzamenti, con poca terra a disposizione, l’acqua viene drenata e non resta a disposizione delle piante. Meno problemi in basso, dove in generale la qualità è buona. La vendemmia si svolgerà con una settimana di anticipo, nell’ultima settimana di settembre”.
Trentino Alto-Adige
Il leitmotiv dell’estate 2022 non cambia neanche qui, dove le temperature anomale hanno anticipato la raccolta di 15 giorni rispetto al solito. “Un’annata che ricorderemo non tanto per la qualità, che pure si sta riscontrando nei grappoli raccolti, quanto per le incertezze di organizzazione, con tempi di vendemmia mai visti prima d’ora” – spiega il direttore della Cooperativa trentina, Walter Weber – “Ci preoccupano in particolare le acidità dei vini rossi, che tuttavia hanno avuto una mano dalle piogge degli ultimi giorni, qui c’è da aspettarsi un cambiamento del comportamento delle viti, quindi un approccio vitivinicolo diverso, con vini ad alte gradazioni”.
Toscana
Dimenticate le dolci colline adorne di cipressi delle tipiche cartoline toscane. La Toscana dei Colli di Candia, in provincia di Massa-Carrara, con i suoi pendii scoscesi mette a dura prova i viticoltori che, proprio in questi giorni, stanno iniziando a vendemmiare con circa 10 giorni di anticipo. “Il clima cambia inevitabilmente, il nostro vantaggio tuttavia è di poter investire ancora in risorse idriche di sostegno, semmai in futuro ce ne sarà bisogno” – commenta il presidente del Consorzio del Candia Colli Apuani e titolare della Cantina Calevro, Fabrizio Bondielli – “La mancanza di viticoltura dalle nostri parti vorrebbe dire smottamento idrogeologico, sfasamento del paesaggio collinare e perdita di identità la biodiversità ha salvato la nostra viticoltura eroica”.
Campania
A Furore (Salerno) le viti a piede franco di Marisa Cuomo hanno retto bene il clima di questa stagione, qui il problema è la manodopera che non si trova: “Le nostre sono viti a piede franco che hanno oltre 80 anni di età ”– spiega Andrea Ferraioli, titolare e agronomo – “reagiscono al caldo in maniera naturale, sfruttando l’umidità che si crea nei muretti a secco che le sorreggono e nella vaporizzazione del mare, le pergole fanno il resto tenendo in ombra il terreno. Non riusciamo a trovare persone che resistano alla pesantezza della viticoltura eroica, tutta manuale e in condizioni estreme, non adatte a chi soffre di vertigini”.
Sardegna
Sull’Isola di Antioco, nella parte sudoccidentale della Sardegna, si assiste ad una spaccatura interna: i bianchi sono pronti per essere raccolti con un leggero anticipo rispetto allo scorso anno, mentre la siccità ha fermato la maturazione del Carignano rosso. A dirlo è il presidente della Cantina Sardus Pater, Raffaele De Matteis: “Abbiamo viti centenarie che reagiscono in maniera naturale al cambiamento climatico, nell’isola non possiamo prevedere nemmeno irrigazione, anche se concessa, quindi la scelta di aver proseguito su sesti d’impianto ritenuti arcaici è stato il segreto del mantenimento della vite”.
Sicilia
Se al nord si anticipa al sud si attende: le piogge delle ultime due settimane hanno ritardato la maturazione delle uve. A Castiglione di Sicilia (Catania) lungo le pendici dell’Etna si attende la metà di settembre (con una almeno una settimana di posticipo) per la raccolta dei bianchi a base spumante, mentre per il rosso, per il Nerello Mascalese, si dovrà aspettare ottobre. “Il cambiamento climatico in atto ha portato a maturare l’uva da vino a mille metri ”.– commenta Vincenzo Bambina, l’enologo delle cantine Tornatore – “quindi vendemmiare in alto è stata una scommessa che oggi ci sta dando ragione”.