giuseppe laera

Cosa significa Naturale: un festival a Milano per capirci qualcosa in più

Tempo di lettura: 3 minuti

Tre giorni di vino, cibo, fotografia al centro di talk, degustazioni e cene a 4 mani per approfondire il tema della “naturalità”.

di Francesca Ciancio

Dedicare tre giorni alla parola “naturale”, per osservarla da più lati, scandagliarla, coglierne le implicazioni nel vino, nel cibo, nei metodi produttivi, negli stili di vita. Un lavorone, insomma. E che bastino tre giorni è molto improbabile, però gli ideatori e organizzatori di Naturale Festival vogliono provarci. Almeno questa è l’intenzione del primo evento dedicato al naturale e alle sue declinazioni che coinvolge molti ambiti disciplinari e che avrà luogo a Milano i prossimi 30 settembre, 1 e 2 ottobre presso Mare Culturale Urbano.

Il festival è organizzato da 28 Posti – il ristorante di cucina mediterranea contemporanea legata ai concetti di autenticità, semplicità e origine delle materie prime – da Perimetro – magazine indipendente nato per raccontare Milano, soprattutto attraverso la fotografia – e da Burro Studio, studio di graphic design e comunicazione.

Si inizia il venerdì sera con una festa di apertura accompagnata da dj set e proseguirà nei due giorni successivi con un ampio palinsesto di incontri che riunirà vignaioli, chef, panificatori, agronomi, botanici, designer, paesaggisti e molti altri esponenti del settore che condivideranno la loro esperienza attraverso talk e workshop su varie tematiche come la viticoltura naturale, l’apicoltura, il foraging e la panificazione con le polveri.

Silvia Orazi, proprietaria del ristorante 28 Posti, è tra le ideatrici del format: “Una spinta importante l’ha data il vino, partendo dalla carta del ristorante, tutta fatta con produttori naturali che per noi vuol dire agricoltori che rispettano certi requisiti, hanno un approccio etico nei confronti del sociale e dell’ambiente. Così è Marco Ambrosino (chef del locale, ndr) per le scelte che ha fatto dentro e fuori la cucina e così sono gli altri artigiani che abbiamo aggregato intorno al progetto come Aurora Zancanaro del micro-panificio Le Polveri, Sara Nicolosi, chef del ristorante di cucina vegetariana Altatto, Valeria Mosca con il suo Wooding Lab per insegnarci cosa è il foraging. E poi ci saranno 40 banchetti per incontrare da vicino tutti i produttori di vino che hanno risposto all’invito. Volevamo andare oltre però il consueto duo “cibo-vino” e aprire il festival ad altre espressioni come la fotografia secondo la lettura di Perimetro, la community milanese che riunisce alcuni dei fotografi più talentuosi della scena milanese, insieme a tutti quelli che amano raccontare i cambiamenti di questa città attraverso le immagini”. Sebastiano Seddi è invece il fondatore di Perimetro e rappresenta la parte “artistica” della kermesse: “Nei fatti vino e cibo sono cultura, ma volevamo che dialogassero con altre forme espressive ed ecco allora il coinvolgimento della nostra community a cui è stato chiesto di tradurre la loro idea di naturale in foto. Un parte di questi scatti finirà in mostra per l’evento, con un’altra realizzeremo un numero speciale cartaceo di Perimetro che si chiamerà Perimetro Naturale”.

Il numero speciale di Perimetro non sarà l’unica pubblicazione che circolerà nella tre giorni. Sarà possibile infatti consultare e acquistare anche la prima guida dedicata alla Milano dei vini naturali, 50 posti dove poter bere – e anche mangiare – secondo lo spirito degli vignaioli e degli agricoltori che rientrano in questa definizione: “è chiaramente un work in progress – spiega Silvia Orazi – ma è un primo passo verso un fenomeno sempre più importante in città. Anche per questo coinvolgeremo nei talk una serie di persone che perseguono e diffondono questo messaggio. Enoteca Naturale invece (una delle enoteche più fornite di vini naturali a Milano, ndr) si occuperà dei temi delle degustazioni. Di certo una sarà dedicata ai vini orange e un’altra ancora al lavoro in vigna dal punto di vista antropologico”.

Per info visitare il sito.

Foto copertina di Giuseppe Laera

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