Dal verde delle foreste Casentinesi nell’aretino al confine con Umbria e Romagna, al rustico fascino della Maremma fino allo spettacolo senza tempo delle Crete senesi a Volterra.
di Marco Colognese
Se l’Italia è un susseguirsi di bellezza che si esprime attraverso storia e paesaggi, prodotti e territori, la Toscana è una regione di valenza particolarmente emblematica. Dagli Etruschi ai Romani, culla del Rinascimento a Firenze, è stata patria di uomini dalla fama universale – a partire da Leonardo da Vinci – e il suo patrimonio artistico culturale è del tutto unico. Così come lo sono i suoi luoghi, dalle città più famose alle aree più selvagge e affascinanti, dal verde pregnante delle foreste Casentinesi nell’aretino al confine con Umbria e Romagna, al rustico fascino della Maremma, allo spettacolo senza tempo delle Crete senesi a Volterra. Poi il Tirreno e le sue isole e infine le sconfinate zone vinicole, da una denominazione nota in tutto il mondo come il Chianti fino alle produzioni di nicchia, con un denominatore comune rappresentato da una qualità media di alto lignaggio, quello delle nobili famiglie produttrici che in questa regione si concentrano più che in ogni altra parte del paese. Prima tra tutte a sviluppare un turismo d’élite, la Toscana offre un panorama gastronomico di primissimo rilievo di cui vorremmo proporvi un riassunto, escludendo per motivi di spazio (ma avremo modo di trovarlo) le località di villeggiatura concentrate sulla stagione estiva.

Villa San Michele a Fiesole è un magnifico albergo di Belmond ricavato da un antico monastero rinascimentale la cui facciata è stata attribuita a Michelangelo, con una struttura che ne rispetta le peculiarità e l’allure inconfondibile tipica di un marchio che nell’accoglienza di lusso ha fatto scuola. A disposizione degli ospiti una vista senza pari sulla città e sulla cupola di Brunelleschi e la cucina di Alessandro Cozzolino, elegantissima, molto personale e con una vera impronta marcatamente territoriale, è servita in un loggiato del XVI secolo. Tra i piatti il Ricordo d’infanzia, un notevole risotto al peperone abbrustolito con salsiccia di maialino grigio casentino e finocchietto. Qui al ristorante La Loggia non manca una ragguardevole cantina che comprende seicentosettanta etichette molto ben assortite, selezionate dalla brava maître sommelier Simona Di Goro.

COMO Castello del Nero si trova nelle colline del Chianti tra Firenze e Siena. La posizione, va da sé è incantevole, in quello che è stato un castello fondato nel XII secolo all’interno di una tenuta che misura trecento ettari. Tra affreschi rinascimentali e design contemporaneo che rendono questo posto unico, la cucina fa capo a Giovanni Luca Di Pirro, chef e appassionato cultore di vino. Non a caso la cantina comprende millecento referenze ben distribuite tra Italia, Francia e resto del mondo; non mancano le grandi case né etichette artigianali. Alla Torre, ristorante principale, si propongono piatti moderni e ben concepiti e ispirati alla tradizione italiana con menu che variano in funzione della stagionalità.

Matteo Lorenzini, cuoco all’avanguardia, opera all’Osteria di Passignano. Il ristorante si trova in un borgo di notevole bellezza nella campagna chiantigiana circondato dai vigneti e accanto alla Badia, antico monastero del 395 d.C. fondato dall’Arcivescovo di Firenze e ancora oggi abitato dai monaci dell’ordine Vallombrosiano. Notevole con le sue oltre mille etichette la cantina, che accanto ai vini della famiglia Antinori vede un’eccellente selezione di provenienza eterogenea, da abbinare a piatti essenziali e precisi in cui spesso è protagonista il magnifico orto bioattivo da cui lo chef attinge ad antiche varietà di ortaggi, piante aromatiche e fiori edibili. Tra gli ottimi piatti le caserecce e asparagi con le primizie dell’orto.

Anche Vitique a Greve in Chianti è un’interessante realtà gastronomica legata a un produttore di vino, in questo caso i Tenimenti Toscani Lamole di Lamole, parte di Santa Margherita Gruppo Vinicolo. Qui, in un ambiente luminoso e raffinato ricavato da un’ex distilleria, il giovane Antonio Guerra, brianzolo con belle esperienze pregresse, propone una cucina di spessore in cui i fornitori sono locali e l’ispirazione è più a largo raggio, con piatti seducenti come il raviolo di patata affumicata con spugnole, Pecorino e alloro. Oltre alle etichette di casa, la carta dei vini si allarga a una bella selezione di circa trecento etichette, curata dal restaurant manager e sommelier Dario Nenci che comprende Italia ed estero in varie espressioni e punta molto su verticalità di annate storiche e piccoli produttori.

La provincia di Siena, in tema di proposte di ristorazione, è una di quelle particolarmente felici. A partire dall’insegna storica che fa capo a un vero maestro di tanti bravissimi cuochi come Gaetano Trovato. La nuova sede di Arnolfo a Colle Val D’Elsa, due stelle Michelin, è letteralmente spettacolare, con le sue ampie vetrate che danno su torri e campanili medievali. Giovanni Trovato è il fratello che regna sulla sala e su una cantina dall’encomiabile ampiezza e profondità di annate; la sua filosofia si esprime con una frase chiara: “Bere bene, non significa necessariamente bere vini rari e preziosi: la chiave sta nel creare un’armoniosa sinergia, tra vino e cibo.” Cibo che si esprime con piatti di rara eleganza e finezza, con esecuzioni magistrali, come nel caso degli scampi dell’Argentario con caviale di aringa, cialda di tapioca e cavolfiore alla vaniglia.

Un’altra struttura dalla suggestiva bellezza è Rosewood Castiglion del Bosco a Montalcino nel cuore della Val d’Orcia. Lungo la via Francigena, l’hotel si trova in una tenuta di campagna di duemila ettari fondata da Massimo e Chiara Ferragamo. Il ristorante di punta è il Campo del Drago: qui lo chef Matteo Temperini propone un’alta cucina regionale e italiana con ingredienti locali e verdure coltivate nell’orto biologico. Tra i piatti, abbinabili a un’importante selezione di settecento etichette, frutto di un bel lavoro di ricerca e che vanno dalla Toscana al resto del mondo, i saporiti tortelli di stracotto alla Fiorentina con spezie di panforte e tartufo nero.

Il Relais Borgo Santo Pietro a Chiusdino nella sua storia è stato rifugio curativo per i pellegrini medievali. Oggi, nell’ambito dei centoventi ettari della tenuta che lo ospita, è un meraviglioso hotel a cinque stelle con una filosofia che si radica nei principi che comprendono biodiversità e agricoltura rigenerativa, con una precisa idea gastronomica che si riassume nel concetto “dalla terra al piatto”. Ariel Hagen è un giovane preparatissimo cuoco che al ristorante Saporium realizza piatti ispirati e creativi, come la polenta ‘sette mais’ con carciofo morello, arachide di Venturina e caffè di cicoria dal menu ‘Profondità Vegetali’. La cantina comprende poco meno di milleduecentocinquanta etichette, conservate nella cantina sotto la villa duecentesca e orientate soprattutto alle produzioni meno tradizionali.

Borgo San Felice a Castelnuovo Berardenga è un elegante albergo diffuso dal fascino fuori dal tempo e immerso nella quiete, che si dipana tra viuzze medievali, logge e cortili affacciati sui vigneti che lo circondano. Poggio Rosso è il ristorante affidato alla mano, felice anch’essa, del giovane talento colombiano Juan Camilo Quintero. Oltre alla stella rossa, dalla Michelin ha ottenuto la stella verde, a testimonianza di una particolare attenzione al tema della sostenibilità in cucina. Tecnica, gusto ed estetica si ritrovano in piatti squisiti, da accompagnare a una delle novecento referenze presenti nell’importante carta dei vini.

Il ristorante i Salotti del Patriarca si trova all’interno di un confortevole albergo di Chiusi ricavato da un’antica residenza nobiliare del XIX secolo che poggia le sue fondamenta sopra una villa di epoca etrusca datata tra il V e il IV secolo A.C. Proprio in questo hotel Federico Fellini ha ideato e ambientato il suo capolavoro “8 e 1/2”. La chef qui è Katia Maccari, abile a reinterpretare i sapori della sua regione con una dose di creatività gestita con grazia e maestria come nel caso del sontuoso risotto al Vino Nobile con piccione, fegatini e caffè. A disposizione una cantina importante, ricca di verticali e bottiglie rare, forte di millecinquecento etichette raccolte negli anni con passione.

Due sono le strutture che vogliamo raccontarvi nel grossetano, la prima rappresenta una delle cantine più suggestive d’Italia e allo stesso tempo una delle cuoche più amate. Si parla di Caino, nella piccola sperduta Montemerano. E di Valeria Piccini, un mito assoluto dell’alta tradizione italiana. Caino era il nomignolo di Carisio Menichetti che inizia l’attività nel 1971. È Maurizio Menichetti a dar vita a una cantina monumentale che ospita ventiquattromila bottiglie tra cunicoli e anfratti sotto terra con una temperatura e un’umidità naturali che ne garantiscono una conservazione ottimale. Più di duemilacinquecento le etichette in carta, metà delle quali rappresentano la Toscana con stupende verticali; va da sé che il resto d’Italia e l’estero nelle sue migliori espressioni siano adeguatamente presenti. Allo stesso modo la proposta culinaria è di livello altissimo: lo testimoniano le due stelle assegnate da Michelin e piatti storici come lo squisito maialino di Cinta Senese con insalata acida di pomodori verdi e salsa di avocado.

Ancora in Maremma c’è L’Andana, resort della famiglia Moretti che si trova nella tenuta La Badiola. Un luogo di straordinario charme dove Enrico Bartolini è stato scelto per firmare i menu de La Trattoria, ambientata in quello che era stato il granaio della residenza di Leopoldo II di Lorena, penultimo Granduca di Toscana. Fuochi a vista, le vetrate che danno sul verde dei vigneti e della macchia mediterranea, una terrazza per la bella stagione e la grande cucina classica contemporanea dello chef che ha conquistato più stelle in Italia, eseguita dal bravo resident Bruno de Moura Cossi, sono gli elementi di una grande ricetta d’accoglienza. Tutto questo con una cantina che comprende più di seicento referenze incluse le etichette prodotte dalle cantine della famiglia proprietaria.

Si parla poco dell’aretino, ma in questa provincia si trovano due locali che vale davvero la pena conoscere. Il primo, Terramira a Capolona, il cui nome significa ‘terra meravigliosa’ ha ottenuto da pochissimo una stella Michelin. Qui, in un locale originale e romantico con una splendida vista a picco sull’Arno, ci lavorano Filippo e Lorenzo Scapecchi, il primo cuoco e il secondo uomo di sala e del vino. Quattrocento le etichette, molto ben assortite, a disposizione degli ospiti dalla bella cantina a vista insieme a una cucina realmente territoriale, trattata con amore per la ricerca della massima qualità e tecnica moderna. Tra i piatti gli ottimi ravioli di grano Verna con patata del Casentino e zafferano di Cortona.

Se il ristorante appena descritto è alle porte del Casentino, Mater è invece proprio nel cuore del Parco delle Foreste Casentinesi, in un ambiente di paradisiaca tranquillità: il monastero di Camaldoli si raggiunge con una bella passeggiata. Ci si trova in un’atmosfera calda e intima, con l’accoglienza sorridente di Marta Bidi. Per una cucina, quella di Filippo Baroni, dalla spiccata personalità, legata a piccole produzioni locali e alle erbe dei boschi circostanti. Duecento le referenze da una carta dei vini originale e ben pensata, con uno spazio speciale per il Pinot Nero, vitigno principe di questa magnifica area d’Italia, ad accompagnare piatti come il piccione, pan del garzone e porro alla brace. E per chi rimane a dormire in una delle confortevoli stanze del Borgo I Tre Baroni, una colazione indimenticabile.

Lucca è una città molto bella che merita la visita anche per motivi gastronomici. Tra i ristoranti che vi consigliamo c’è il Giglio. Nella piazza dell’omonimo teatro, all’interno di un palazzo del XVIII secolo e con un bel dehors per la stagione calda, ecco tre giovani cuochi che si dividono i fornelli con la passione per una cucina innovativa contemporanea dalla spiccata originalità ma ben ancorata al concetto di gusto (tra i piatti un eccellente piccione in due servizi fuori dal coro) che si abbina a oltre seicento etichette – che loro stessi definiscono etiche – da produzioni soprattutto ‘naturali’.
E poi, nella limonaia che dà sul giardino barocco all’italiana di Palazzo Pfanner, attribuito a Filippo Juvarra che lo progettò agli inizi del Settecento tra le mura urbane della Lucca medievale, c’è L’Imbuto, il locale principale di un grande personaggio – anche televisivo – come Cristiano Tomei, chef dalla personalità scoppiettante. Sostanzialmente autodidatta, decisamente sui generis, la sua cucina è un personalissimo inno alle materie prime locali, dal pesce del mar Tirreno ai prodotti della Garfagnana. Qui è impossibile non divertirsi a tavola ed è chiaro che anche la carta dei vini, divisa per vitigni e con un’importante selezione di Champagne, riflette il carattere del luogo.

Pisa, come spesso accade alle città d’arte affollate di turisti, non è nota per un’offerta di ristorazione particolarmente curata. Una felice eccezione è rappresentata da Erbaluigia, una piacevole osteria contemporanea del centro storico a due passi dalla Normale, dove Tatiana Porciani e Fabio Ponzanelli accolgono col sorriso i loro ospiti, la prima in cucina con piatti divertenti e mai scontati, come la zuppa del giorno che si basa sulla disponibilità di ciò che arriva la mattina al mercato. Un centinaio le referenze dei vini, selezionate con attenzione soprattutto tra i produttori naturali.

Impossibile non citare nel livornese l’Osteria Magona di Bolgheri, area vinicola che non ha bisogno di presentazioni, con il suo menu che celebra carni alla brace e cacciagione, ma non solo, perché lo chef è anche un bravissimo artigiano del gelato. In un casale in aperta campagna e con vista sul mare, qui si può trovare l’estrema cura nelle frollature e una fiorentina che Omar Barsacchi sa cucinare in modo magistrale. La carta dei vini è importante, con notevoli verticali dei grandi bolgheresi ma non senza parecchi ottimi Champagne.

Fosdinovo è in provincia di Massa Carrara, quasi al confine con la Liguria. Nella sua Locanda de Banchieri, sempre più bella e accogliente sulla collina che guarda al mare, circondata da tre ettari di terreno terrazzato coltivati a orto e ulivi, Giacomo Devoto esprimere una cucina decisamente personale e connotata che traduce in pura bontà i prodotti di una terra ricca di opportunità golose come la Lunigiana. Un uso sapiente del vegetale rende ogni piatto particolarmente fresco anche nella sua intensa concentrazione, come nel caso del risotto con Carnaroli selezione all’estratto di zuppa di mare ed erbe selvatiche. Ricca di ottocentocinquanta etichette ben assortite, sia tra Italia ed estero sia tra vini convenzionali e naturali, l’ecumenica cantina.

Nel pistoiese, a Lamporecchio, c’è uno dei ristoranti più interessanti del panorama regionale, ma senza dubbio anche nazionale. E si trova in una villa di straordinaria bellezza fatta erigere da papa Clemente IX su progetto di Gian Lorenzo Bernini. Il pontefice morì appena iniziati i lavori e la villa rimase residenza estiva dei Rospigliosi, la sua famiglia, fino ai primi anni del secolo scorso. Marco Cahssai è un cuoco colto, che arriva da una formazione di liceo classico e si ritrova a fianco di un maestro come Igles Corelli, il quale gli lascia le redini di Atman. Un luogo dove lo chef fa avanguardia e ricerca con cognizione di causa, ma soprattutto con il cuore. Si mangia benissimo e si beve altrettanto attingendo a una carta, curata dal giovane Yuri Loscalzo, che prevede circa settecento etichette, tra piccoli vignerons e grandi cantine.

Infine anche Prato, cittadina vicinissima a Firenze, ha diverse realtà gastronomiche degne di nota. Tra tutte Paca, elegante locale che si trova poco distante dal centro storico. Qui tre giovani, lo chef Niccolò Palumbo, il maître Lorenzo Catucci e il pasticciere Gabriele Palumbo, hanno creato una calda accoglienza che va di pari passo con una cucina raffinata, moderna e particolarmente curata nella scelta delle produzioni locali. Tra i piatti un concentrato di sapori come il bottone ripieno di cacciucco con alloro e lievito di birra. Ben assortita la selezione dei vini, con trecento referenze tra Italia, Francia, Germania e Spagna.
Foto copertina Ristorante Arnolfo