Gli indirizzi imperdibili per una vacanza di gusto all’insegna del buon vino, dell’arte e dello splendore dell’isola di Capri.
di Marco Colognese
Approdare a Capri mette subito di buon umore, perché quest’isola è di una bellezza fuori dal comune. Non sono certo la famosissima Piazzetta, al di là della sua mondanità estrema e del caos che vi regna nei periodi clou, a entusiasmare, né le sue boutique, per quanto lussuose. Capri è meravigliosa per l’arte che racchiude, tra musei ed edifici storici, per i suoi panorami incredibili e per la possibilità di esplorarla a piedi (meglio se con una buona dose di preparazione atletica). Solo per fare alcuni esempi, tra le tante possibilità, vale la pena, con una breve passeggiata proprio dal centro, raggiungere la Certosa di San Giacomo del 1371 e i Giardini di Augusto con le loro terrazze che danno sui Faraglioni, sulla baia di Marina Piccola e sugli strettissimi tornantini di Via Krupp. È semplice anche arrivare al Belvedere di Tragara e qui i Faraglioni vi sembrerà di toccarli. Notevole, ma più impegnativa, anche la passeggiata del Pizzolungo, che dalla Piazzetta porta al suggestivo Arco Naturale. Con una salita più ripida si può arrivare in cima a Monte Tiberio e raggiungere Villa Jovis, la più grande delle dodici ville romane che lo stesso imperatore fece erigere sull’isola. Non lontano da lì, l’elegantissima villa Lysis in stile liberty con i suoi interni sfarzosi.
Non bisogna inoltre dimenticare che i comuni sono due: Anacapri infatti non è meno affascinante, basta ad esempio salire con la seggiovia fino al Monte Solaro, la cima più alta dell’isola con i suoi 589 metri. Oppure ancora percorrere un sentiero panoramico e poi visitare il Museo di Villa San Michele, magnifica dimora del medico e intellettuale svedese Axel Munthe, con lo stupendo belvedere che si affaccia sul Golfo di Napoli. Da qui i più avventurosi potranno scendere lungo l’antica scalinata greco romana che collegava Anacapri e Capri, nota come Scala Fenicia, fino a Marina Grande.
Scala Fenicia è anche il nome di una delle tre cantine che producono vino a Capri (altre utilizzano le uve isolane ma non hanno una sede) ed è stata ricavata da un’antica cisterna romana usata come luogo di raccolta delle acque piovane destinate alle vicine ville romane. Di proprietà della famiglia Koch, dal 1818 qui si producevano vino e olio. Dal 2010 l’attività è volta alla vinificazione di un ottimo Capri Bianco D.O.C. Sui terrazzamenti con muretti in pietra sono impiantate vigne i cui pergolati arrivano a cinque metri d’altezza, sopra le piante di limoni, secondo un antico sistema ideato per favorire la circolazione dell’aria ed evitare il ristagno di umidità tra i grappoli. Sono divisi in quattro pezze su circa quattromila metri quadrati sulle falesie del lato nord-est dell’isola. Si pota e si raccoglie manualmente con l’aiuto di scale molto alte. Un vigneto eroico, di fatto, che dà vita a un bianco che prevede uve Greco e Falanghina al quaranta per cento e Biancolella per la restante percentuale: minerale, sapido e con un’importante acidità. L’azienda organizza su richiesta visite guidate e degustazioni e mette a disposizione una casa che arriva a ospitare fino a sei persone.
Cantina Isola di Capri, fondata dal Cavalier Carlo Brunetti, nasce nel 1909. Nel centro di Anacapri, all’interno di un monastero del XV secolo, con il marchio Tiberio l’azienda produce fino a ventimila bottiglie all’anno con la guida dell’enologo Roberto Mazzer. Le etichette sono realizzate in collaborazione con l’artista anacaprese Genny Tavassi. Tra i suoi vini il Faraglione, IGT realizzato da un blend di Aglianico e Piedirosso Campania da terreni calcarei a 400 metri di altezza. Sei mesi di affinamento in acciaio e altri tre in bottiglia lo rendono un vino piacevolmente morbido e armonico che al naso regala eleganti note di frutti rossi.
Sempre ad Anacapri ecco le vigne di Franco Senesi, gallerista e collezionista d’arte, il quale ha acquistato dei vigneti antichi impiantati ad Aglianico, Falanghina e altre varietà locali. È suo padre, supportato da due importanti consulenti come Giovanni Piccirillo e Alessandro Fiorillo a seguire l’ettaro scarso di terrazze che occupano i vigneti. Chalet Azzurro Capri produce in tiratura limitatissima due etichette, il Migliara Bianco, affinato in acciaio e Migliara Rosso, con una breve sosta in legno: si possono degustare negli spazi notevolmente suggestivi della casa che il proprietario mette a disposizione per piccoli eventi, tra viti e opere d’arte contemporanea.
Dove mangiare e dove dormire a Capri?
Ricorre quest’anno il trentennale del ristorante Da Tonino che nasce il 19 marzo del 1993. A Piano delle Noci, meno di un chilometro da percorrere a partire dalla celeberrima piazzetta con una piacevolissima passeggiata, per arrivare a un’atmosfera di pace e tranquillità, ecco un luogo gastronomico dove le tradizioni vengono valorizzate con sapienza e riproposte in piatti moderni da Salvatore Aprea, cuoco con importanti esperienze che attinge anche dall’orto di famiglia. È il caso dell’ottima pasta mista con cicerchie, vongole, gamberi e friarielli. Il fratello Gennaro gestisce una cantina straordinaria che conta più di duemiladuecento etichette, dal grande marchio al piccolo produttore, per la gioia degli appassionati più esigenti. Non manca anche una notevole selezione di distillati.
Villa Marina è un piccolo, incantevole resort a cinque stelle affacciato sul mare: abitazione privata fino al 2008, quando la famiglia che lo gestisce decide di aprire la casa agli ospiti esterni, incluso il magnifico giardino mediterraneo di tremila metri quadrati. L’hotel ha ventuno stanze dedicate ai grandi personaggi che qui sono passati, come tra gli altri Neruda, Gracie Fields, Prampolini, Depero e Malaparte. Al ristorante Ziqù, sotto un elegante pergolato, Manuele Cattaruzza, chef friulano di lungo corso adottato da Capri, propone una cucina di ottima fattura che privilegia il mare e una semplicità di esecuzione che non è mai banale, come nel caso della squisita triglia con pomodorini confit e olive, servita sulla scarola ripassata alla napoletana. Non mancano anche i piatti di terra, anche quelli da assaggiare. Poco meno di duecento etichette molto ben selezionate accompagnano il menu.
Bella offerta enologica anche a Le Monzù all’interno del lussuoso Hotel Punta Tragara, con le sue quattrocento referenze custodite in una grotta naturale dov’è possibile anche seguire su richiesta degustazioni guidate. L’executive chef Luigi Lionetti propone qui una cucina di notevole livello con fedelissime reinterpretazioni delle tradizioni campane e isolane, come la ‘vera’ parmigiana di melanzane ma non mancano piatti creativi che privilegiano nelle esecuzioni i grandi prodotti di un territorio generoso come il risotto con burrata, carpaccio di scampi, polvere di capperi e alghe.
Prende vita nel 1845 quella meravigliosa istituzione caprese rappresentata dal Grand Hotel Quisisiana, albergo di grande prestigio che da allora ha ospitato e ospita il fior fiore del jet set internazionale. Anche la cucina, curata da un vero maestro come Stefano Mazzone, è eccellente. Recentissima è la profonda ristrutturazione degli spazi dedicati alla ristorazione de La Colombaia. A bordo piscina all’ora di pranzo la proposta è più semplice anche se non meno golosa, mentre alla sera, con una suggestiva illuminazione ad hoc, vengono serviti piatti più elaborati ma sempre nel segno di gusto e leggerezza, come nel caso delle linguettine mantecate con acqua di peperoni alla brace e julienne di basilico, servite con scampi tagliati a pezzettoni e marinati in sale, olio e buccia di limone. Una fresca delizia, da accompagnare a una delle trecentocinquanta etichette a disposizione degli ospiti.
Foto copertina ristorante Le Monzù